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Dietro i numeri, le persone: il lavoro nel terziario merita dignità. Filcams, Fisascat e Uiltucs propongono gli Stati Generali del Terziario per migliorare la qualità del lavoro

I numeri e i saldi relativi alle aperture e chiusure di attività nei settori del terziario e del turismo della nostra città e provincia appaiono come positivi e sono indicativi della crescita continua di alcuni settori dentro la nostra economia ma dietro a tutte queste attività, nella quotidianità, chi c’è?
È importante dal nostro punto di vista partire da questa domanda – dichiarano Nicholas Pezzè, Guido Fratta e Anila Cenolli, Segretari Generali di Filcams CGIL Bergamo, Fisascat CISL Bergamo e Uiltucs Bergamo – perché dietro le frequenti scelte imprenditoriali di aprire o chiudere un’attività si nasconde il duro lavoro dei tanti lavoratori e lavoratrici che operano nei nostri settori.
Settori che, per quanto importanti in termini economici e verso cui si sta spostando una buona parte della nostra economia produttiva, nascondono però molto spesso alcune anomalie strutturali legate alla gestione organizzativa del personale come ad esempio il continuo turnover richiesto, una qualità lavorativa potenzialmente bassa, la continua necessità di adattamento di ritmi di lavoro elevati a fronte di salari non sempre adeguati e di una conciliazione vita privata-lavoro molto spesso lontana dalle reali esigenze.
A tutto questo si aggiunge anche il dato dell’inflazione che, seppur più contenuta rispetto al primo periodo post covid, ha raggiunto comunque un aumento del 2%. Questo significa, per i tanti lavoratori e lavoratrici dei nostri e degli altri settori, dover far fronte anche a una diminuzione del potere salariale dopo anni in cui si è già dovuto discutere intensamente con le nostre controparti per ottenere il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro avvenuti l’anno scorso e a distanza di 5 anni dalla scadenza nel commercio e di 3 anni nel turismo.
Il fatto che molte persone decidano di aprire la partita Iva in continuità dell’incapacità di mantenere un posto di lavoro fisso – proseguono i sindacalisti – riteniamo sia una scelta obbligata in taluni casi ma anche molto rischiosa in un settore, quello del commercio, molto liquido e dove non può prevalere questa scelta per via di un’assenza di alternativa o di continuità.
Il lavoro nel terziario e nel turismo non può più essere considerato un comparto “di passaggio” o sacrificabile. Dietro ogni bancone, ogni cassa, ogni stanza d’albergo c’è un professionista, spesso sottopagato e sovraccarico. In questa fase storica – in cui serve tener insieme la tenuta economica dei territori con quella sociale – è nostro dovere rimettere al centro la persona. Come Filcams, Fisascat e Uiltucs Bergamo chiediamo con forza che si apra un dialogo vero con le parti datoriali, non solo sui numeri ma sul valore umano del lavoro. Perché non può esserci crescita economica senza dignità per chi lavora.
I dati della nostra città inoltre ci dicono che stanno aumentando le fasce dei ceti più poveri e proprio su questo merito riteniamo che sarebbe utile aprire un ragionamento su come valorizzare una continuità occupazionale di qualità che permetta di riconoscersi in un sostentamento quotidiano che si possa definire quantomeno dignitoso e che possa far fronte ai tanti impegni a cui devono far fronte i lavoratori e le lavoratrici.
Per tutte queste ragioni e per riaffermare il peso crescente che i nostri comparti stanno acquisendo nel contesto dell’economia orobica vogliamo proporre la convocazione degli stati generali del terziario, con l’obiettivo di fotografare la realtà ed individuare strategie condivise che contribuiscano a migliorare la qualità del lavoro a partire dal nostro territorio.

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