Grande preoccupazione per il futuro dei dipendenti della storica azienda chimica 3V Sigma, che fa capo alla famiglia Seccomandi. L’azienda, con sedi produttive a Mozzo, Grassobbio (in provincia di Bergamo) e Porto Marghera (Venezia), si trova ad affrontare una grave situazione di sovraindebitamento che mette a rischio numerosi posti di lavoro, in particolare presso le unità bergamasche.
Attualmente, i lavoratori della 3V Sigma sono già in regime di cassa di solidarietà, e operano a orario ridotto: la procedura di composizione negoziata del credito in corso prefigura scenari complessi.
L’amministratore delegato di 3V Sigma, Angelo Rodolfi, è un esperto in ristrutturazioni aziendali (3X Capital) e sta seguendo la crisi aziendale, che ha portato alla definizione di un piano di riorganizzazione nel quale si prevede la chiusura dell’unità produttiva di Mozzo. Parallelamente, è previsto l’affitto di un ramo d’azienda che include il sito di Porto Marghera, l’area commerciale e il magazzino.
Gli sforzi del sindacato si concentrano ora sull’unità produttiva di Grassobbio. Come sottolineato da Daniele Vedovati della FEMCA CISL e Giuseppe Errico della FILCTEM CGIL, sono in ballo almeno 70 posti di lavoro, e i lavoratori “a oggi non hanno garanzie sul futuro”.
I sindacati stanno lavorando intensamente per trovare soluzioni che assicurino la continuità delle attività produttive sul sito bergamasco.
“Stiamo discutendo e lavorando con le parti in causa per garantire la continuità delle attività produttive sul sito: l’azienda, che paga sicuramente anche errori di gestione, ha sempre avuto un portafoglio clienti di tutto riguardo”, dichiarano i due sindacalisti.
L’appello è chiaro: si chiede un serio impegno e una presa di responsabilità da parte della famiglia Seccomandi, dei creditori e degli esperti che seguono la procedura, affinché si possa garantire, “in un’ottica di sostenibilità, la continuità delle attività sul sito di Grassobbio”.
La vicenda 3V Sigma riaccende i riflettori sull’importanza strategica del settore chimico e si inserisce in un contesto più ampio che vede Bergamo e la Lombardia tra i territori più importanti a livello europeo nel settore chimico e farmaceutico.
Il timore espresso dai sindacati è che la chiusura di aziende come questa possa accelerare un processo già in atto: la delocalizzazione delle produzioni, lasciando il business della chimica di base a Paesi come Cina e India.
“È doveroso, necessario e possibile mantenere in Italia le produzioni, soprattutto quelle a maggior valore aggiunto, il rischio che la chimica di base diventi un business esclusivo di Cina e India, impoverendo via via il nostro tessuto sociale”, avvertono i rappresentanti dei lavoratori, ricordando l’esperienza negativa già vissuta dal comparto moda.
La perdita dei 70 posti a Grassobbio non è solo una perdita di stipendi, ma una perdita di competenze specializzate e di un pezzo di storia industriale, con un impatto negativo sulla ricchezza complessiva e sulla qualità della vita del territorio.
La battaglia per la 3V Sigma e per i suoi 70 lavoratori non è solo una questione locale, ma tocca il tema più ampio della salvaguardia delle produzioni industriali strategiche sul territorio nazionale.