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Per gli ospedali una difficile ripresa dopo la crisi COVID. Analisi dei dati del rapporto SDO (schede di dimissione ospedaliera) nazionale e dei dati provinciali. Solo 4 ospedali bergamaschi hanno recuperato i dati ante COVID

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Il Ministero della Salute ha recentemente reso pubblico il Rapporto SDO2022 (Schede di dimissione ospedaliera). Si tratta, come ogni anno, di una ricchissima presentazione di dati analitici sull’attività dei ricoveri ospedalieri a livello nazionale e regionale, dati utili per una ricognizione sia sullo stato di salute della popolazione, sia sull’organizzazione dei servizi ospedalieri.

Quest’anno, al centro dell’attenzione viene posto il tema del tentativo di recuperare i tassi di ricovero del periodo pre-COVID. Nel corso degli anni il tasso di ospedalizzazione è andato progressivamente diminuendo (sia come numero di ricoveri che come durata media) grazie ad una serie di positivi fattori come l’anticipazione fuori ricovero delle attività “pre-operatorie”, il passaggio ad attività ambulatoriali di prestazioni prima gestite in modalità ricovero, il contrasto alle pratiche di ricoveri inappropriati (Tavole 4.1 e 4.2 del Rapporto), fino ad un “brusco crollo nel 2020, raggiungendo il valore più basso mai rilevato del flusso SDO” e ad una inversione di tendenza nel 2021 con difficile risalita ai livelli pre-COVID non ancora raggiunti né a livello nazionale, né regionale, né nella nostra provincia.

A Bergamo, infatti, i casi di ricovero nel 2019 furono 118.016, scesero a 90.437 nel 2020 (con un calo, quindi del 23,4% in un anno), risalendo nel 2022 a 106.013 (il 10% in meno rispetto al 2019). Su 21 presidi ospedalieri bergamaschi (10 pubblici e 11 privati) solo 4 hanno raggiunto nel 2022 il volume di ricoveri del 2019: il Papa Giovanni e Seriate tra le strutture pubbliche e Humanitas Castelli e Habilita Sarnico tra i presidi privati (nel file di elaborazione dati allegato sono riportati i dati completi presidio per presidio). L’attuale carenza di personale sanitario certamente non aiuta, tant’è vero che sono state adottate e reiterate Delibere regionali  per il recupero degli interventi chirurgici programmati e non erogati nel 2020 e 2021.

Secondo i dati nazionali, a subire le riduzioni maggiori sono le attività di riabilitazione (-15,8%) e di lungodegenza (-30%), prestazioni di cui usufruiscono in maggior misura pazienti anziani (in Lombardia la riabilitazione specialistica si riduce del 20% mentre per la lungodegenza non viene fornito il dato; si tratta, è bene ricordarlo, di prestazioni con tariffe meno appetibili dei DRG chirurgici).

Utili per una valutazione dell’efficacia e dell’appropriatezza delle prestazioni di ricovero sono i capitoli 4 e 5 del Rapporto. Il grafico 7 nel capitolo 4 (pag. 13) mette a confronto due indicatori: l’indice di Case-Mix (complessità della casistica trattata) e l’indice Comparativo di Performance (misura e confronta efficienza e efficacia dei diversi erogatori rispetto allo standard); la Lombardia si trova in una posizione mediana per quanto riguarda la complessità dei casi trattati ma in una posizione negativa per quanto riguarda l’indice comparativo di performance; in altre parole i ricoveri hanno una durata più lunga degli standard nazionali.

Gli indicatori di efficacia ed appropriatezza sono riportati a pag. 14 del Report e in alcune tavole Excel allegate al Report. In particolare, nelle tavole 4.1-4.7 vengono riportati numerosi indicatori di inappropriatezza o di inefficienza organizzativa. Ad esempio il Tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato (per 100mila ab. – Italia 6,82, Lombardia 7,26) è indicativo di un’insufficienza dei servizi territoriali (gli Infermieri di famiglia e comunità che solo adesso cominciano ad essere attivati per iniziativa del PNRR).

I dati provinciali sul numero dei ricoveri documentano alcune significative tendenze:

  • Tra il 2013 e il 2022 il numero dei casi di ricovero diminuisce del 21,3%; ma del 24% nelle strutture pubbliche e del 16% nelle strutture private. Poiché il numero dei ricoveri dipende dal budget assegnato è evidente la scelta di politica sanitaria regionale.
  • Nel 2013 le strutture pubbliche raccoglievano il 64,4% dei ricoveri (nel 2022 scendono al 62,1%) e le strutture private il 35,6% (nel 2022 salgono al 37,9%).
  • Gli anni di più forte espansione dell’ospedalità privata sono il periodo 2015-2017 (si veda il grafico nel file aallegato).
  • Nel periodo 2013-2019 il servizio pubblico diminuisce con continuità scendendo da 100 a 83.
  • La pandemia ha inciso più profondamente sui volumi della sanità privata che scende del 28% in un anno (nel 2020) mentre la sanità pubblica scende del 21% ma la situazione è molto diversa da ospedale a ospedale. È Alzano che ha pagato il prezzo più alto (-58%), il Papa Giovanni, avendo continuato l’attività sia per i casi COVID che per i ricoveri urgenti è diminuito solo del 10%, analogamente Seriate che registra una riduzione del 15%. Una riduzione ridotta anche per Quarenghi S. Pellegrino (-12%) e per la Palazzolo (-15%) che avevano attivato percorsi riabilitativi post-COVID.  In genere sono le strutture più piccole a subire le riduzioni maggiori (Piario, Gazzaniga, Lovere, Romano …) mentre la pandemia ha inciso in misura minore sulle strutture più orientate verso i ricoveri programmati (Habilita Zingonia e Sarnico).

È evidente come da questi dati emergano, per Bergamo e la Lombardia, una sanità pubblica indebolita e una sanità privata in crescita. Le tavole di dati degli indicatori di inappropriatezza e di inefficienza evidenziano, poi grandissime diversità regionali: una situazione per la quale i provvedimenti legislativi ora in discussione (autonomia differenziata) non costituiscono certo un rimedio.

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