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"Negare preoccupazioni dei pazienti, difficoltà delle strutture e stress del personale è venir meno doveri di chi è responsabile del servizio sanitario lombardo"

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È vero quel che dice l’Assessore Bertolaso nel suo scomposto comunicato in cui definisce “Fake news” a scopo elettorale la denuncia della CGIL sulle difficoltà di accesso a prestazioni ambulatoriali entro i tempi fissati dalle norme?
Di seguito, le considerazioni di Orazio Amboni della CGIL di Bergamo.

Vediamo prima di tutto cosa dicono i dati pubblicati dalle tre ASST bergamasche sulle liste di attesa. Circa il 30% delle prestazioni va oltre i tempi prefissati e quindi non è disponibile per la prenotazione.
Ma la situazione è ancor peggio di quanto appare dai numeri: chi si rivolge al CUPS per prenotare e si sente rispondere che il primo giorno utile è fra molti mesi, quando non oltre l’anno, in molti casi lascia perdere e si rivolge direttamente alle prestazioni a pagamento, se ne ha la disponibilità. Le statistiche pubblicate tengono conto solo di chi accetta, pur con tempi oltre i limiti, e pertanto questi report rappresentano solo una parte della realtà, ma tutti sappiamo che ormai il numero di chi resta fuori va ben oltre il 30%.
I dati dei tempi di attesa vengono raccolti dalle ASST secondo questa regola: periodicamente, in un giorno prefissato, si raccolgono le prenotazioni ricevute e si registra il loro numero, disciplina per disciplina e codice di priorità per codice di priorità. Questa tabella viene poi pubblicata sul web aziendale segnando anche il tempo medio di attesa.

Ecco il quadro delle tre ASST bergamasche:

ASST HPH23

Il report pubblicato dal “Papa Giovanni” presenta in modo chiaro e inequivocabile la situazione. Su 110 prestazioni ambulatoriali/strumentali elencate sono 33 quelle con 0% di rispetto dei tempi di attesa, cioè il 30%, quasi una ogni tre. La prestazione con il numero più alto di prenotazioni è la mammografia bilaterale: 66 richieste “P”, programmabili, che dovrebbero essere eseguite entro 120 giorni ma per loro il tempo medio è di 547 giorni. Sempre con lo 0% di rispetto dei tempi di attesa stabiliti dalla legge ci sono anche Mammografia monolaterale Sx, 4 tipologie di TAC, 4 tipologie di Risonanza Magnetica (di cui 3 con codice Urgente).
Le prestazioni, suddivise per codice di priorità, con una percentuale di rispetto dei tempi di attesa inferiore al 50% sono ben 112, tra cui mammografie, ecografie, RM, TAC, anche con codice “B” (Breve, cioè 10 giorni).

ASST BERGAMO EST

Il report pubblicato dall’Azienda di Seriate si compone di 889 record (cioè righe della tabella) ma, come può constatare chiunque, è quasi del tutto inutilizzabile: è impossibile determinare con esattezza la data di erogazione e il tipo di prestazione (per il codice “D” bisognerebbe distinguere tra visite – limite di 30 giorni -  e prestazioni strumentali - limite di 60 giorni). Se ci si limita a prendere in considerazione la colonna “Prima Data Prospettata”, il 43% dei codici “Breve” (prestazione entro 10 giorni) non rispetta il limite; per il codice “Programmabile” (prestazione entro 120 giorni) è il 50% ad andare oltre la soglia. I 13 codici “Urgente” sono tutti erogati entro la soglia prevista (prestazione entro 72 ore). Il fatto che solo 149 degli 889 record della tabella (17%) siano interpretabili rende questi dati non utilizzabili. Cosa ne pensano il Responsabile della Trasparenza e il Responsabile Unico Aziendale per i tempi d’attesa?

ASST BERGAMO OVEST

Il report dell’Azienda di Treviglio riporta un elenco di 157 prestazioni delle quali 107 (68%) erogate entro i termini e 50 (32%) oltre i termini. Il report è assai scarno perché non riporta il numero delle prestazioni registrate. Comunque, anche in questo caso, TAC, Risonanze, Ecografie  hanno un’elevata percentuale di non rispetto dei tempi d’attesa fissati dalle norme.
Per le prestazioni oncologiche le norme prevedono che sia la stessa struttura sanitaria a prenotare le visite successive (il cosiddetto follow up). Una norma giusta, ma molto spesso questo compito viene lasciato al paziente perché la struttura non ce la fa per mancanza di personale, per non sottrarre tempo prezioso al rapporto clinico con i pazienti in attesa. Forse Bertolaso non conosce i livelli di stress ormai raggiunti nelle strutture sanitarie, questo, e non solo i livelli retributivi, sono il fattore determinante della “fuga” del personale dalle strutture pubbliche.
Il responsabile della Sanità lombarda dovrebbe conoscere questa realtà ormai dilagante e non negarne l’esistenza inventandosi fantomatiche motivazioni elettorali. Se ne accorgono bene i pazienti, e negare anche le loro preoccupazioni è una fuga dal proprio ruolo e dal proprio dovere etico.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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