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Redditi fermi e disuguaglianze in aumento: cresce la vulnerabilità economica delle persone anziane

Nella provincia di Bergamo il 61% dei contribuenti dichiara un reddito annuo inferiore o pari a 26.000 euro, una quota più alta della media lombarda (58,9%) e del Nord Ovest (60%). Il reddito medio si ferma a 26.351 euro, quasi duemila euro in meno rispetto alla media regionale, e il potere d’acquisto, a valori reali, è rimasto praticamente fermo negli ultimi dieci anni (+0,4% dal 2015).

A crescere sono invece le disuguaglianze: il reddito da lavoro dipendente ha perso il 2,5% di potere d’acquisto, mentre quello da lavoro autonomo è aumentato del 50%.
Le pensioni, pur rappresentando una protezione importante contro la povertà, riflettono forti squilibri economici e di genere: il 32,6% degli assegni è inferiore a 1.000 euro lordi al mese e le pensionate bergamasche percepiscono in media la metà degli uomini (50,1%), uno dei divari più ampi in Lombardia.

“I dati confermano ciò che da tempo vediamo sul territorio – dichiara Giacomo Pessina, segretario generale SPI CGIL Bergamo –: pensioni e redditi che non tengono il passo con il costo della vita, soprattutto per le donne, e un numero crescente di persone anziane che faticano ad affrontare le spese quotidiane e i costi sanitari. Serve un impegno concreto per garantire pensioni dignitose, una fiscalità più equa e servizi di prossimità che riducano le disuguaglianze.”

La fotografia restituita dalla ricerca, realizzata da Across Concept per lo SPI CGIL di Bergamo, conferma la necessità di rafforzare il confronto con le istituzioni locali per politiche pubbliche capaci di contrastare la vulnerabilità economica e sostenere concretamente la qualità della vita delle persone anziane nella nostra provincia.

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