La situazione del personale amministrativo del Tribunale di Bergamo è sempre più critica.
A fronte di una pianta organica che prevederebbe 142 unità, oggi sono in servizio solo 105 persone, ma il numero reale di chi è effettivamente disponibile – considerando assenze prolungate, part-time e distacchi – scende a 92,7 unità. In altre parole, la scopertura effettiva supera il 34,7%, molto più alta del già allarmante 26,1% ufficiale.
Un vuoto che incide pesantemente sull’attività degli uffici e sulla qualità del servizio ai cittadini, aggravato dal fatto che parte del personale è stabilmente impegnato anche presso gli uffici del Giudice di Pace di Bergamo e di Grumello del Monte, anch’essi cronicamente sotto organico.
Un equilibrio precario che rischia di crollare
Se la situazione è già difficile oggi, nei prossimi mesi potrebbe diventare drammatica.
Dei dipendenti attualmente in servizio, ben 63 sono lavoratrici e lavoratori assunti a tempo determinato con fondi PNRR, tra addetti all’Ufficio per il Processo, tecnici amministrativi e operatori “data entry”. Il loro contratto scadrà il 30 giugno 2026, e al momento il Ministero della Giustizia prevede di stabilizzare meno della metà del personale precario a livello nazionale.
Questo significa che dal 1° luglio 2026 oltre 6.000 persone in tutta Italia — e circa la metà del personale precario del Tribunale di Bergamo — rischiano di perdere il lavoro, lasciando gli uffici ancora più sguarniti.
I numeri del Tribunale di Bergamo (al 30 agosto 2025)
Qualifica | Organico | Presenza effettiva | Scopertura |
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Addetti UPP | 57 | 56 | 1,8% |
Tecnici amministrativi | 9 | 3 | 66,7% |
Operatori Data Entry | 16 | 4 | 75% |
Totale | 82 | 63 | 23,2% |
Particolarmente grave è la situazione dei tecnici amministrativi e degli operatori “data entry”, con scoperture superiori rispettivamente al 66% e al 75%. Si tratta di figure indispensabili per la gestione delle cancellerie e per la digitalizzazione degli archivi giudiziari.
Formati, ma costretti ad andarsene
L’incertezza sul futuro sta già spingendo molti precari a cercare impiego in altre amministrazioni, dove è garantita l’assunzione a tempo indeterminato. Così, dopo anni di formazione e inserimento, si rischia di disperdere professionalità preziose e di vanificare le risorse investite con il PNRR.
«Parliamo di persone che hanno superato regolari concorsi pubblici e che oggi tengono in piedi la macchina della giustizia – dichiarano Antonino Scavone (RSU USB Tribunale di Bergamo) e Stefania Lombardo (RSU FP CGIL Tribunale di Bergamo) –.
Se non verranno stabilizzati, a Bergamo e in molte altre sedi il sistema rischia la paralisi. La carenza di personale non è solo un problema organizzativo interno, ma un danno diretto per i cittadini, che vedranno allungarsi ancora i tempi della giustizia.
Chi resterà in servizio dovrà farsi carico di volumi di lavoro insostenibili, in un contesto che potrebbe presto essere classificato come “sede disagiata”, senza però alcun riconoscimento economico aggiuntivo.
Non si può chiedere a chi lavora negli uffici giudiziari di continuare a garantire un servizio pubblico essenziale in queste condizioni di precarietà e sotto organico strutturale.»
Le richieste
CGIL e USB chiedono con urgenza:
- la stabilizzazione di tutto il personale precario PNRR,
- il potenziamento immediato della pianta organica,
- e una revisione strutturale del sistema di reclutamento per garantire continuità e qualità al servizio pubblico della giustizia.
«Bergamo non può permettersi un tribunale dimezzato – concludono Scavone e Lombardo –. Servono interventi concreti e immediati per assicurare la piena operatività degli uffici giudiziari e difendere il diritto dei cittadini a un sistema di giustizia efficiente, accessibile e umano.»
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