La vicenda del San Raffaele, dove un intero reparto è andato in crisi dopo l’invio di personale esterno privo delle competenze necessarie, riporta l’attenzione su una modalità sempre più diffusa anche nel nostro territorio: l’appalto dei servizi infermieristici a cooperative o società esterne per sopperire alla carenza di organico.
Un modello che riguarda da vicino anche la provincia di Bergamo. All’interno del Gruppo San Donato, gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi hanno affidato a cooperative esterne il personale di alcune Unità Operative:
- la Riabilitazione/Post-Acuti del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro, che conta circa 50 posti letto;
- la Chirurgia del Policlinico San Marco di Zingonia, con circa 40 posti letto.
“Quanto accaduto a Milano desta profondo sconcerto” afferma Andrea Bettinelli della FP CGIL Bergamo. “È l’esito di un modello che, anziché rafforzare i reparti, scarica il problema su lavoratrici, lavoratori e pazienti”.
Secondo la FP CGIL, ricorrere a personale esterno non risolve la carenza strutturale di infermieri e professionisti sanitari, aggravata dalla fuga di personale registrata negli ultimi anni, e rischia anzi di indebolire ulteriormente la qualità dell’assistenza, come abbiamo a più riprese ribadito in analoghe circostanze.
“L’assistenza ospedaliera non può essere frammentata né affidata a logiche di mercato” prosegue Bettinelli. “La priorità deve essere l’assunzione stabile di personale dipendente, adeguatamente formato, retribuito e valorizzato, l’unica soluzione che garantisce qualità, continuità assistenziale e tutela dei pazienti”.
Per la FP CGIL, la direzione da prendere è chiara: riportare all’interno delle aziende i reparti oggi esternalizzati e investire in modo adeguato sulle professioni sanitarie.
“Servono condizioni di lavoro migliori, una valorizzazione economica reale e rinnovi contrattuali adeguati” conclude Bettinelli. “Solo così si restituisce attrattività a chi ogni giorno garantisce cure ed assistenza di qualità.