La FIOM di Bergamo, anche per il 2025, destina risorse concrete ai centri antiviolenza e alle associazioni che nel nostro territorio accolgono, proteggono e accompagnano le donne nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Il contributo va ad Aiuto Donna, Fior di Loto, La Melarancia ODV e all’associazione Vento di Terra, impegnata in Palestina, Cisgiordania, Striscia di Gaza e in interventi umanitari rivolti anche a comunità siriane e afgane.
Senza il lavoro quotidiano di queste realtà – spesso svolto con risorse insufficienti – il diritto alla libertà resterebbe solo sulla carta.
La violenza contro le donne non è un’emergenza improvvisa, ma una struttura: un sistema di disuguaglianze che limita libertà, dignità, autonomia. Ogni femminicidio, ogni molestia, ogni discriminazione racconta di una cultura patriarcale e violenta che continua a colpire le donne.
Secondo l’ultima indagine Istat, oltre il 30% delle donne tra i 16 e i 75 anni ha subito una violenza fisica o sessuale nel corso della vita; il 18,8% violenze fisiche, il 23,4% violenze sessuali, e il 5,7% stupri o tentati stupri. Al 22 novembre si contano già 77 femminicidi nel 2025.
La violenza di genere attraversa anche il mondo del lavoro: ricatti, molestie, disparità salariali, carriere bloccate, precarietà che diventa vulnerabilità. L’impegno della FIOM si sviluppa ogni giorno nelle fabbriche, negli uffici, nei territori: formare, prevenire, contrattare, sostenere.
La responsabilità è collettiva, ma la violenza è un atto maschile contro le donne. Serve che gli uomini si assumano il compito di scardinare stereotipi, privilegi e comportamenti che alimentano questo clima culturale, mettendo in discussione il proprio modo di pensare e agire.
La violenza è anche il frutto di un clima politico e mediatico che diffonde narrazioni distorte e disuguaglianze. Si sradica con altre scelte: pace, diritti, uguaglianza.