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Ridistribuiti con discutibili criteri i 18 posti letto tolti alla RSA CARISMA

In ATS manca una politica sociosanitaria attiva per la gestione delle aree territoriali interne.

È arrivata a conclusione in questi giorni la vicenda dello spostamento di 18 posti letto dalla RSA CARISMA (comunemente chiamata “il Gleno”) ad altre due RSA della provincia. Una vicenda di cui si è parlato poco o pochissimo, ma che si presta ad alcune considerazioni su come viene governato il servizio sociosanitario nella nostra provincia.

È vero che l’operazione dei posti letto di Rsa della Fondazione Carisma è stata di fatto un’operazione compensativa collegata alla nuova attivazione dell’Ospedale di Comunità, attivazione avvenuta circa un anno fa a seguito di specifico bando di ATS; un’operazione importante e molto attesa perché la stragrande maggioranza degli altri Ospedali di Comunità erano, e sono tuttora, presenti solo sulla carta a causa dei ritardi nei lavori.

Merito dunque alla Fondazione CARISMA di aver avviato tempestivamente l’Ospedale pur in presenza delle ben note difficoltà a reperire personale per tutte le professionalità, da OSS e ASA a Infermieri e Medici. Invece che un pubblico ringraziamento per l’avvio di una struttura attesa e necessaria per favorire le dimissioni protette dai reparti ospedalieri e la presa in carico di pazienti fragili, la Fondazione si vista togliere dalla RSA 18 posti letto “a contratto” (cioè convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale).

Come da Bando, una apposita Commissione ha stilato una graduatoria tra le 27 RSA che hanno risposto al Bando stesso (delibera ATS 575 del 13/08/2025). I 18 posti vengono pertanto distribuiti per 2/3 al primo classificato (RSA di Azzano S. Paolo, 12 posti) e per 1/3 al secondo classificato (RSA Dalmine, 6 posti).

Tutta questa operazione non può non sollevare dubbi e contrarietà. In primo luogo per il fatto che questi posti letto siano stati tolti all’Ambito di Bergamo, in particolare alla città che presenta un indice di vecchiaia e relative proiezioni molto critiche.

In secondo luogo lasciano assai perplessi i “criteri” utilizzati per stilare la graduatoria: si è guardato più alle caratteristiche dei singoli partecipanti che ai bisogni del territorio.

Se guardiamo al numero di posti letto “a contratto” ogni 10mila residenti over 75 (vedi tabella qui sotto) vi sono Ambiti Territoriali con una dotazione più che tripla rispetto ad altri Ambiti. Le due RSA “vincitrici” sono collocate entrambe nell’Ambito di Dalmine, Ambito che ha alle proprie spalle, in condizioni peggiori, ben tre altri Ambiti: Treviglio, Grumello del Monte, Valle Imagna e Villa d’Almè. Sia Azzano che Dalmine sono collocate in un territorio dove, a pochi chilometri si trovano alternative (Per Dalmine: Osio Sotto e Treviolo; per Azzano: Bergamo e Stezzano). Ben diversa è la situazione, ad esempio, in Valle Imagna dove una “politica d’iniziativa” avrebbe potuto concordare e favorire l’apertura di una sede decentrata in media alta Valle dove oggi per un abitante di S. Omobono la RSA più vicina è Almenno, cioè in fondo alla Valle. Questo certamente non favorisce la risorsa dell’importante presenza quotidiana di un rapporto con i familiari, magari molto anziani.

La graduatoria dice di tener conto del “fabbisogno di posti letto” ma non viene detto come questo indice sia stato calcolato.

Insomma, una politica del territorio è ben altra cosa, specialmente per le “aree interne” di cui tanto si parla oggi.

Bergamo, 21 agosto 2025.

(or amb)

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