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Bergamaschi senza medico: la chiusura dei Centri Diurni non risolve il problema

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La sostituzione dei Centri di Assistenza Diurna con un call center provinciale non risolve il problema ma lo complica.
Secondo l’ultima rilevazione pubblicata dal Bollettino Ufficiale della Regione sono 105 i posti vacanti in provincia di Bergamo per i medici di assistenza primaria; certo non tutti sono totalmente scoperti, in alcuni casi ci sono medici provvisori o medici specializzandi con contratti temporanei, ma comunque sono decine di migliaia i bergamaschi che non possono contare sulla risorsa basilare del servizio sanitario nazionale.
Non c’è dubbio che sia difficile trovare soluzioni perché ci sono pochi medici e pochi medici disponibili ad intraprendere quella professione. In questo contesto, però, la decisione di ATS di chiudere l’unica risorsa disponibile, i CAD, cioè i Centri di Assistenza Diurna (una sorta di servizio come la Guardia Medica notturna, ma di giorno) non pare adeguata al bisogno.


Inutilmente abbiamo cercato sull’Albo Pretorio dell’ATS una delibera che spiegasse e motivasse le ragioni questa scelta che non diminuisce i disagi né tra la popolazione né tra i medici, né tra il personale del call center su cui si scaricano le tensioni.
Sia le norme nazionali (da ultimo gli atti esecutivi del PNRR, come il DM 77 “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale” appena pubblicato) sia le norme regionali, una volta tanto in linea con lo Stato – se non altro per non perdere i finanziamenti – scelgono con decisione la strada di potenziare i Distretti, cioè servizi decentrati. Che senso ha allora una centralizzazione provinciale in un’unica sede, peraltro difficilmente accessibile anche per telefono?
Una centralizzazione basata unicamente su risposte telefoniche e in molti casi fornite da personale assegnato a questo compito, prelevato da altri uffici senza una specifica formazione. Non sarebbe stato possibile mantenere in vita i CAD e integrarli col personale disponibile invece che assegnarlo al call center? Almeno là dove si riusciva. Non sarebbero mancati aiuti dai Comuni e dalle ASST oltre che dal mondo del volontariato, come è già successo nei momenti difficili dell’epidemia.
Certamente non aiuta, ancora una volta, l’ambigua divisione dei compiti tra ATS e ASST, divisione che esiste solo in Lombardia e che non favorisce una programmazione e gestione delle risorse integrata.
Bergamo, 7 luglio 2022.
(or amb)

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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