Piano vaccinazioni. Un piano c’è, ma ci sono ancora molte incognite.
CGIL, CISL e UIL (Confederazione e sindacati dei pensionati) hanno incontrato oggi il direttore generale di ATS, dott. Massimo Giupponi, per un periodico confronto su quanto le strutture sanitarie stanno facendo per contrastare la pandemia COVID-19.
Il Piano che ci è stato presentato prevede una campagna vaccinale articolata in cinque livelli:
- Livello I: per la vaccinazione di massa, necessita di grandi spazi, ed è previsto in tre sedi (Chiuduno, Treviglio, Bergamo). In queste sedi la campagna inizierà, probabilmente, ad aprile; saranno presenti più linee di vaccinazione gestite da più soggetti: ASST, Medici di medicina generale (probabilmente attraverso loro Cooperative), enti privati accreditati.
- Livello II: per la vaccinazione massiva di categorie (personale scolastico, forze di Polizia). Sono in corso verifiche su 14 sedi (Palazzetti, Discoteche, Centri commerciali).
- Livello III: per cittadini over 80 e altri soggetti fragili o gravi. Presso le ASST e i loro Presidi (12-15 sedi).
- Livello IV: vaccinazione di prossimità: studi dei Medici di medicina generale (663) e farmacie (326). Questo livello non è ancora definito nel dettagli: è stato firmato, in questi giorni, e ancora non si conosce, l’accordo con i sindacati di categoria dei Medici di Medicina Generale.
- Livello V: vaccinazione a domicilio per cittadini non trasportabili. Intervento di Assistenza Domiciliare, equipe mobili.
Se si legge questo Piano in parallelo con le indicazioni del Ministero della Salute per quanto riguarda la suddivisione dei vaccinandi in categorie-target sulla base della gravità o complessità delle loro condizioni di salute, si potrà vedere come la strada da fare è ancora molta e non certamente semplice.
Così come non è certamente semplice la previsione dei tempi entro cui tutte le operazioni potranno essere effettuate. Troppe, infatti, sono ancora le incognite sia riguardo la effettiva disponibilità dei vaccini sia, anche, all’effettiva disponibilità di personale professionalmente preparato. Tutti sappiamo che sarà un’impresa complicata anche a causa delle scelte effettuate in Lombardia, per anni, rispetto all’organizzazione del servizio sanitario, scelte che stiamo ora pagando a caro prezzo.
Chi non ha dubbi e continua ad ostentare una fastidiosa sicumera è il team dirigente di Regione Lombardia: Fontana, Moratti, Bertolaso. Con le difficoltà che ci sono ad organizzare un così imponente sistema difensivo con risorse strumentali e umane scarse e insufficienti, e ancora senza un Piano Vaccinazioni Regionale che definisca regole comuni, fa davvero specie leggere certi Comunicati Stampa “Il nostro impegno è rimodulare, adottando nuove strategie rispetto alle linee guida degli ultimi 12 mesi. Queste erano infatti fondate sulle chiusure forzate come strumento di prevenzione. Ma non possiamo sempre e solo inseguire il virus” (Bertolaso).
Data la brevità dell’incontro, non è stato possibile entrare in dettagli importanti come l’effettiva disponibilità della banca dati degli assistiti per individuare rapidamente e con certezza i pazienti con necessità di vaccinazione in via prioritaria, così come non è stato possibile verificare l’effettiva disponibilità di personale. Da parte nostra ci siamo limitati a segnalare la necessità di inserire tra le categorie di personale sanitario, anche il personale socio-assistenziale, come il personale dei servizi domiciliari (ASA, pasti a domicilio, SAD, SADH, …) e segnalare l’opportunità di verificare, in sede locale, la disponibilità annunciata a livello nazionale da Confindustria, di mettere a disposizione per le vaccinazioni anche idonee strutture di grandi aziende.
ALLEGATI