Leggiamo con soddisfazione che Poste Italiane, anche in provincia di Bergamo, affronta un periodo di intensa attività, con volumi record di pacchi da smistare e consegnare. È positivo che l’Azienda cresca e risponda alla crescente domanda del periodo natalizio.
Tuttavia, questa crescita si regge su un’organizzazione sempre più logorata, sostenuta da un personale ridotto all’osso a causa dei tagli strutturali subiti negli ultimi mesi, taglio dei mezzi di consegna. Solo nel centro logistico di Bergamo, sono state eliminate 14 zone di recapito e 5 linee business di consegna.
Lo stesso vale per l’intera provincia: contestualmente alla nascita della cosiddetta “Rete Corriere”, sono stati effettuati tagli in quasi tutti i centri di distribuzione. Le conseguenze sono evidenti: calo della qualità del servizio, ritardi, disservizi e un livello di stress crescente tra i lavoratori e le lavoratrici del recapito e della produzione.
A fronte delle percentuali di crescita sbandierate sui volumi dei pacchi, ce n’è una sola che continua a scendere: quella del personale. In tutta la provincia sono state tagliate complessivamente quasi 50 zone operative, mentre al termine di novembre non è stato rinnovato un numero consistente di contratti a tempo determinato (CTD). Proprio quei lavoratori avrebbero potuto dare un contributo fondamentale in queste settimane di picco, evitando il sovraccarico sulle spalle dei colleghi già in servizio.
Mentre sui giornali si racconta efficienza e innovazione, nei centri di recapito si combatte ogni giorno con carichi crescenti, turni al limite e organici insufficienti. La distanza tra narrazione e realtà operativa è ormai insostenibile.
Come SLC CGIL ribadiamo con forza che non si può costruire efficienza sacrificando le condizioni di lavoro. La crescita dei volumi è un dato positivo, ma deve andare di pari passo con l’aumento degli organici, il rispetto dei diritti e la valorizzazione di chi, ogni giorno, garantisce con serietà il servizio postale in ogni angolo del territorio.