LAVORO

Stesso lavoro, stesso stipendio: arriva la direttiva UE sulla trasparenza salariale. Una svolta contro il gender pay gap

In Europa, le donne continuano a guadagnare meno degli uomini: in media il 13% in meno all’ora. Un dato che fotografa una disparità profonda, non solo frutto di discriminazioni dirette, ma di un intero sistema che penalizza le donne nel mondo del lavoro.

LE CAUSE DEL DIVARIO

Secondo la Commissione Europea, circa il 26% del gender pay gap dipende dalla maggiore concentrazione femminile in settori meno retribuiti, come la cura, la sanità e l’istruzione. Professioni fondamentali per la società, ma ancora oggi sottovalutate dal punto di vista salariale.

A questo si aggiunge la disparità nei carichi di lavoro: le donne dedicano più tempo al lavoro complessivo, sommando ore retribuite e non. Sono loro, infatti, a farsi carico in gran parte della cura dei figli, dell’assistenza ai familiari e del lavoro domestico. Un carico che condiziona le scelte di carriera, l’accesso a ruoli stabili e la crescita professionale.

Nei ruoli dirigenziali, la forbice salariale si allarga ancora di più: le donne guadagnano in media il 23% in meno all’ora rispetto agli uomini. A parità di responsabilità, il loro lavoro vale meno solo perché fatto da una donna e in molti casi non c’è alcuna giustificazione oggettiva.

COSA PREVEDE LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA

Contro queste disuguaglianze arriva ora una direttiva dell’Unione Europea sulla trasparenza salariale, che introduce obblighi chiari per le aziende:

  • Ogni lavoratrice e lavoratore potrà conoscere i salari medi per ruolo e genere
  • Saranno vietate le clausole che impediscono di parlare della propria retribuzione
  • Le aziende dovranno motivare eventuali differenze salariali

Inoltre, durante i colloqui, i candidati dovranno ricevere indicazioni trasparenti sullo stipendio previsto e sarà vietato chiedere quanto guadagnavano prima.

Le imprese avranno tempo fino al 7 giugno 2026 per adeguarsi. In caso contrario, rischieranno sanzioni e azioni legali.

I NUMERI DEL GENDER PAY GAP IN ITALIA

In Italia, il divario retributivo medio è del 5,6%, ma il dato cambia sensibilmente tra settore pubblico e privato: nel primo si ferma al 5,2%, mentre nel secondo sale al 15,9%.

Le penalizzazioni colpiscono soprattutto le donne più qualificate e con ruoli apicali: il gap tra laureate e laureati è del 16,6%, mentre tra i dirigenti arriva al 30,8%. Le donne sono anche più presenti nei contratti a termine, che comportano una retribuzione inferiore del 24,6%.

LA POSIZIONE DELLA CGIL

Per la CGIL, la direttiva rappresenta una svolta necessaria: la trasparenza salariale è uno strumento concreto per combattere le disuguaglianze e le discriminazioni. Ma non basta. È fondamentale rafforzare la contrattazione collettiva e redistribuire in modo più equo i carichi di cura.

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