Anche la CGIL di Bergamo ha partecipato con proprie analisi, considerazioni, idee e proposte all’iniziativa promossa dal Coordinamento per un’Europa Federale, Democratica, Solidale (di cui il sindacato è parte) in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo. Il tavolo di lavoro, dal titolo “Costruiamo il futuro europeo di Bergamo manifatturiera”, si è svolto il 9 febbraio in diretta sul canale YouTube dell’Università degli Studi di Bergamo https://youtu.be/AiclcPJW5BA.
L’iniziativa è stata un’occasione di confronto e per avanzare proposte con il coinvolgimento delle istituzioni bergamasche (Comune e Provincia), il mondo del sindacato e delle imprese, della formazione professionale, e ha costituito un momento di concreta partecipazione alla Conferenza sul futuro dell'Europa, processo della durata di un anno avviato insieme alla società civile per immaginare che tipo di Europa si vuole costruire (https://futureu.europa.eu/?locale=it). Le proposte e le elaborazioni emerse saranno caricate sulla piattaforma multilingue messa a disposizione dei soggetti che intendono contribuire.
Per la CGIL di Bergamo è intervenuto il segretario generale provinciale Gianni Peracchi, che ha da subito posto l’accento sull’ “urgenza e la necessità di dare attenzione a livello europeo al tema dei costi dell’energia e delle speculazioni che rendono quasi insostenibili i costi di produzione e frenano la crescita appena ripartita”.
“Una chiave del successo del nostro sistema” ha proseguito Peracchi, “è di avere sempre guardato oltre i propri confini, di aver viaggiato molto nel mondo, con buona pace dello stereotipo del provincialismo orobico, e di aver mantenuto dentro al nostro perimetro capacità di ascolto, elaborazione e collaborazione plurale e costruttiva, fermo restando il ruolo di ciascuno. Le buone prassi (Tavoli OCSE, Progetto Pnrr Unibg, Bergamo e Brescia capitale della Cultura) stanno lì a dimostrarlo. Forse andrebbero ulteriormente e meglio coordinate. Sapere e non più solo saper fare è un elemento strategico se vogliamo governare e qualificare i repentini cambiamenti delle produzioni e del lavoro (ecosostenibilità, transizione digitale, intelligenza artificiale). Per questo oggi ci vuole più formazione continua, più formazione professionale e più cultura in generale. Sarebbero utili ulteriori indicazioni delle istituzioni europee volte a promuovere i processi di formazione e di aggiornamento”.
Ancora molte, ha rilevato Peracchi, sono le criticità del nostro sistema: “Basso capitale umano, formazione continua carente, anche se a questi indicatori si contrappongono la capacità di inventare e di brevettare. Dobbiamo rimediare in fretta perché la velocità dei cambiamenti di oggi non si è mai vista prima. Se questo ha un minimo di senso allora è più che mai necessario valorizzare, riconoscere e qualificare il lavoro. Premiare e costruire le opportunità perché chi lavora sappia e possa riconvertirsi, imparando ad apprendere. Purtroppo nel nostro Paese questo non sta accadendo. Siamo gli unici, tra i Paesi europei più importanti, con il segno di crescita delle retribuzioni negativo negli ultimi trent’anni, anche se a Bergamo siamo messi meglio rispetto ad altri territori”.
Un ulteriore elemento di debolezza secondo il sindacalista è “l’alto livello di frammentazione istituzionale e un certo nanismo del sistema delle imprese. Lo dico sapendo che su questi due fronti le resistenze per aggregare o coordinarsi maggiormente sono davvero difficili da superare. Anche per questo dobbiamo integrare, anzi re–integrare una buona rete ospedaliera e uno stato sociale ben strutturato con più ricerca, medicina del territorio e prevenzione. La pandemia ha drammaticamente messo a nudo questi vuoti che si sono via via formati. Dobbiamo quindi potenziare reti e contrattazione sociale per aiutare giovani e donne in particolare a nuotare in un sano mercato del lavoro. Anche in questo caso indicazioni e direttive omogenee delle istituzioni europee sarebbero di grande aiuto. Il lavoro, il lavoro diffuso e di qualità deve essere il volano per tornare a crescere, riaggiustando le diseguaglianze che si sono acuite con la pandemia, compreso il livello di povertà che anche in una provincia ricca come la nostra ha registrato un incremento preoccupante”.
“Collaborazione e coesione sociale hanno permesso all’Europa di mettere in campo una straordinaria risposta alla pandemia in tempi rapidissimi con i vaccini, a Bergamo la solidarietà e la collaborazione tra le persone, i soggetti sociali e istituzionali insieme ne hanno arginato i danni. La politica, una parte della politica, non l’ha fatto. ha preferito soffiare (e in parte continua a farlo) sul fuoco delle paure, agitando il populismo e solleticando i sentimenti più retrivi di ciascuno di noi. Dobbiamo coltivare un campo largo di alleanze per mettere a terra anche a Bergamo il Pnrr continuando sulla strada del confronto, della dialettica, anche dura, della partecipazione come si vuole fare in questa conferenza sul futuro dell’Europa”.
A supporto di queste osservazioni, il segretario Peracchi ha poi illustrato i dati elaborati da Ires Lucia Morosini e dalla CGIL di Bergamo.
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