Dall’ultimo aggiornamento della Banca dati IRES-CGIL di Bergamo arriva la conferma della tenuta della ripresa economica iniziata nei mesi scorsi sul territorio provinciale, non senza, tuttavia, destare timori per una tendenza tutt’altro che positiva, quella del minore ricorso ai contratti a tempo indeterminato. Entra nel dettaglio dell’andamento del quadro economico locale, Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo.
“Nel territorio di Bergamo, al 30 giugno scorso, i dati forniti dalla Camera di Commercio segnalano, per i settori privati, un lieve calo degli addetti (-1,1%) rispetto allo stesso periodo del 2020. Tuttavia, a luglio, secondo un recente rapporto elaborato dall'Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia, le assunzioni con contratto di lavoro dipendente entro i confini provinciali (12.712) sono aumentate di circa un terzo (+31,3%) rispetto allo stesso mese del 2020 (9.681) e hanno superato nettamente (+9,9%) il livello pre-Covid del corrispondente mese del 2019 (11.563). Le cessazioni (11.368 a luglio) sono aumentate più delle assunzioni: del 42,2% su luglio 2020 e del 15,1% su luglio 2019. Secondo l'Osservatorio provinciale, al confronto con lo stesso periodo del 2020, l’occupazione dipendente conta quasi seimila posizioni in più, in conseguenza della tenuta dei settori già in espansione (costruzioni, industria e agricoltura) e alla crescita del contributo del macro-settore del commercio e dei servizi,che beneficia della recente ripresa delle attività turistiche. Tale crescita, che comunque è caratterizzata dalla dinamica più vivace delle cessazioni rispetto alle attivazioni, è la conseguenza soprattutto dell’aumento delle posizioni di lavoro in somministrazione (+3.161), dell’apprendistato (+1.588) e dei contratti a tempo determinato (+1.251)”.
La tenuta della crescita come anche la tendenza verso assunzioni precarie o brevi sembrano essere in linea con quanto accade nel panorama nazionale: “Nel secondo trimestre 2021, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra in media in tutt’Italia un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,8% rispetto al secondo trimestre 2020, il periodo più nero della crisi da Covid. Dal lato dell’offerta di lavoro, rispetto al secondo trimestre 2020, l’aumento dell’occupazione (+523 mila unità, +2,3%) coinvolge i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%); continua infatti, seppur con minore intensità, il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, -0,4%). Il tasso di occupazione 15-64 anni, pari al 58,0%, mostra un aumento in termini congiunturali (+1,0%) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione e di quello di inattività 15-64 anni; i dati provvisori del mese di luglio evidenziano la stabilità congiunturale del tasso di occupazione, con lievi variazioni dei tassi di disoccupazione (-0,1 punti) e di inattività (+0,1 punti)”.
Tornando a una dimensione provinciale, si rileva come “la crescita delle posizioni di lavoro riguardi soprattutto il commercio e i servizi di supporto alle imprese, mentre in calo sono ancora gli addetti alle attività del settore finanziario-bancario” prosegue Peracchi. “Pur se positivo, il dato più recente sull’occupazione evidenzia la preoccupante crescita del lavoro a termine e precario. Nel territorio della bergamasca, in cui in genere il tasso di accesso al Reddito/Pensione di Cittadinanza è molto basso anche al confronto con altre province settentrionali, il numero di persone coinvolte da questa misura è passato da 17.751 nel 2019 a 23.961 nel 2020; i beneficiari nel 2021 si riducono a 20.698, ma il dato fa riferimento ad aprile ed esclude quindi coloro che eventualmente accederanno alla misura nella parte restante dell’anno. Anche la partecipazione delle donne al lavoro mostra nuovi segnali di indebolimento su base nazionale, nell’anno del Covid, tenuto conto che il rapporto tra il tasso di occupazione delle lavoratrici tra i 25 e i 49 anni con figli in età prescolare e delle donne della stessa fascia di età ma senza figli è calato dal 74,3 al 73,4%, un valore mai così basso dal 2012. Nella nostra provincia il tasso generale di occupazione femminile, pur rimanendo a Bergamo tra i più bassi della regione (nel 2020 54,8, seguito solo da Brescia, 54,1 e Cremona, 54) è però cresciuto rispetto al 2019 di un punto”.