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Convertito in legge il Decreto Lavoro. Il commento di Toscano e Colombo della CGIL di Bergamo su contratti a termine e reddito di cittadinanza

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Contratti a termine, rischio di una precarietà dilagante e scomparsa del reddito di cittadinanza: è stata pubblicata il 3 luglio in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione (la n. 85 del 3 luglio 2023) del cosiddetto Decreto Lavoro (del 4 maggio 2023 n. 48) che interviene con “misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”. Sui temi sopra menzionati, ecco di seguito le considerazioni del segretario generale della CGIL di Bergamo Marco Toscano e di Annalisa Colombo, che per la segreteria provinciale è responsabile del Dipartimento Welfare.

“Avevamo già sottolineato le criticità del Decreto Lavoro legate alla riforma delle causali nel contratto a termine. Con la conversione in legge del decreto le cose sono peggiorate” puntualizza Toscano. “Ricordiamo che il decreto tagliava le causali stabilite per legge (eccetto quella per sostituzione) e pur affidandone la definizione alla contrattazione, in sua assenza, introduceva la possibilità che venissero stabilite dalle parti, ovvero lavoratore e datore di lavoro. Aspetto, quest’ultimo che solleva non poche perplessità sul reale equilibrio di forza tra i due soggetti. Parliamo di causali che andavano apposte ai contratti al superamento del 12° mese oppure al primo rinnovo. Ora, nella conversione in legge, l’obbligo di apporre causali al primo rinnovo scompare. In pratica cosa succede? Si fa concreta la possibilità che tornino i contratti ‘spezzatino’, ovvero che nei primi 12 mesi un lavoratore si veda proporre tanti contratti breve a termine. Il rischio aumenterà nella somministrazione dove peraltro, tra un rinnovo e l’altro, non è previsto lo stop and go (cioè la pausa obbligata di 10 o 20 giorni tra un contratto e l’altro)”.

Richiamando i dati sulle assunzioni nella nostra provincia, Toscano ricorda che “già il 70% era a tempo determinato. Inoltre prendendo a riferimento il periodo pre-Covid (primo trimestre 2019 su primo trimestre 2023) le assunzioni a tempo indeterminato si sono ridotte del 16.2% (da 12.213 del 2019 a 10.240 del 2023) mentre sono cresciute del 28% le assunzioni a termine” aggiunge il segretario generale. “Visto che questo tipo di contratto era già quindi molto utilizzato e visto che le stabilizzazioni (di cui abbiamo visto un boom nel 2022) erano frutto di un mix di contrattazione e vincoli di legge, l’intervento del governo non farà altro che aumentare la precarietà lavorativa, estendo ulteriormente il ricorso al contratto a termine”.

A proposito del reddito di cittadinanza, per la CGIL provinciale è Annalisa Colombo a commentare: “Nei fatti scompare una misura universale di tutela dalla povertà, presente invece negli altri Paesi d’Europa. La platea dei beneficiari è divisa in base alla composizione del nucleo famigliare e non tenendo conto della reale condizione di bisogno, senza peraltro considerarne l’occupabilità (ovvero possibilità di rientrare nel mercato del lavoro). Le persone tra i 18-59 che non percepiranno l’assegno di inclusione (perché nel loro nucleo famigliare non ci sono minori, over 60 o persone con disabilità) potranno, se ne avranno i requisiti, percepire il sostegno alla formazione (350 euro) nel momento in cui verranno inserite in un percorso formativo. Ma chi è ricompreso in questa fascia d’età ha caratteristiche soggettive diverse e una diversa ‘vicinanza’ al mercato del lavoro. Contrasto alla povertà e accompagnamento al reinserimento lavorativo sono misure necessariamente intrecciate ma comunque rispondenti a situazioni e bisogni diversi, pertanto non dovrebbero escludersi. Negli altri Paesi europei le misure di contrasto alla povertà rispondo al diritto delle persone ad una vita dignitosa: in Italia questo diritto sarà ancora garantito?”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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