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La testimonianza di una ex lavoratrice della Questura di Bergamo. I precari del ministero dell'Interno, da gennaio in attesa di un bando mai arrivato

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In un Paese in cui le esperienze prolungate di precariato sono la regola, esistono anche veri e propri “precari di Stato”. Sono i circa 1.200 lavoratori somministrati che operavano per il ministero dell’Interno negli uffici immigrazione di Questure e Prefetture di tutt’Italia, impegnati in servizi essenziali come la regolarizzazione dei cittadini stranieri, fra procedure di emersione, flussi e ricongiungimenti familiari. Assunti con contratti a termine nel 2021 da Manpower e GiGroup, dopo 3-4 proroghe e 18-21 mesi d'intensa attività, sono stati lasciati a casa a inizio 2023.

Per il rinnovo dei loro contratti, nell’ultima legge di bilancio, il governo non ha reperito fondi sufficienti.

“Mi occupavo di acquisizione di dati biometrici e documentazione relativa ai permessi di soggiorno come assistente amministrativa all’Ufficio Immigrazione. È stato il mio lavoro per un anno e mezzo, assunta con un contratto in somministrazione dall’agenzia GiGroup. Quel rapporto di lavoro è scaduto il 31 dicembre” ci racconta una giovane ex lavoratrice della Questura di Bergamo che preferisce non venga menzionato il suo nome. Con lei, hanno condiviso gli stessi uffici e il medesimo destino altri 6 colleghi.

“Quando i contratti sono scaduti, ci aspettavamo di rimanere a casa per poche settimane, sembrava che il nuovo bando dovesse essere pubblicato a marzo. Poi a giugno. Invece non è accaduto. Pare, tra l’altro, che non sia prevista alcuna clausola sociale, cioè non abbiamo nessuna garanzia che verranno assunte le stesse persone che già svolgevano quelle mansioni” prosegue la lavoratrice. “Anche se in certe zone d’Italia sappiamo che è stato molto più complicato trovare un’occupazione alternativa, qui a Bergamo la maggior parte di noi è ormai già ricollocata altrove. Nei fatti, se da principio si è investito su di noi, sulla nostra formazione e sulla costruzione delle nostre competenze, alla fine è stato uno sforzo a vuoto, perché ora la maggior parte di noi lavora in altri ambiti. È stato uno spreco di competenze”.

“Sappiamo che a svolgere le nostre mansioni ora c’è la Polizia di Stato, con un ritardo nell’elaborazione e nella consegna delle pratiche. Se in passato gli agenti erano impegnati oltre che nella loro attività sul territorio anche in ufficio per i controlli e la supervisione nel rilascio permesso soggiorno, ora su di loro ricade tutto il resto del lavoro che svolgevamo noi”, conclude la lavoratrice.

“Siamo di fronte all’ennesimo spreco di risorse umane ed economiche di Stato ed è l’ennesima occasione buttata al vento per avvicinare i giovani alla Pubblica Amministrazione” ha commentato Francesco Chiesa, segretario generale di NIDIL-CGIL di Bergamo. “Lasciare in sospeso oltre 1.200 persone, tra cui molti giovani laureati, già selezionati e formati, senza alcuna certezza rispetto al futuro produrrà certamente distanza e sfiducia nei confronti dello Stato. Non ci si potrà poi lamentare se i giovani non partecipano a bandi e concorsi, in particolare in una provincia come la nostra dove trovare lavoro per un laureto non è poi così difficile. È ancora più assurdo se pensiamo alle criticità delle nostre Questure, in ritardo sui passaporti, in ritardo sui permessi di soggiorno, in ritardo con il decreto flussi. Le sei persone già formate, pronte a lavorare, non hanno potuto farlo, in attesa di un bando mai arrivato. E ormai già impegnate altrove, in altri lavori con contratti più sicuri”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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