Con l'approvazione di giovedì 4 maggio alla Camera, il Decreto “Cutro” è legge. La CGIL nazionale l’ha definita “una brutta pagina per l’Italia”. “Avevamo sperato, forse troppo ingenuamente, che ciò che è successo a Steccato di Cutro lo scorso 26 febbraio avrebbe portato finalmente a provvedimenti in grado di modificare in modo serio e onesto le politiche che regolano gli ingressi delle persone straniere in Italia” ha commentato Annalisa Colombo, segretaria della CGIL di Bergamo e responsabile dell’Ufficio Migranti del sindacato di via Garibaldi. “Da subito abbiamo preso atto che la strada intrapresa dal Governo non era quella auspicata. Dalla proclamazione dello ‘stato di emergenza’, provvedimento del tutto inadeguato, siamo giunti all’approvazione di un decreto non solo inutile ma profondamente dannoso”.
“A parte l’articolo con cui si sarebbe reso impossibile il ricorso contro il mancato accoglimento della domanda di protezione internazionale che, presentando profili di incostituzionalità, dovrà essere necessariamente eliminato con un provvedimento specifico, quello che si profila è un ritorno ai Decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini, addirittura in modo peggiorativo”, prosegue la sindacalista di Bergamo.
“Tra i contenuti, troviamo la forte riduzione della possibilità di accedere alla protezione speciale, norma introdotta dal decreto Lamorgese nel 2020 per ovviare all’abrogazione della protezione umanitaria nel 2018, poi l’intervento sul sistema dell’accoglienza (potranno accedere al Sistema Sai-ex Sprar solo coloro che hanno già ottenuto lo status e non più anche i richiedenti asilo), e in terzo luogo le modifiche all’art. 19 che prevedevano il divieto di espulsione per le persone che potevano dimostrare di avere legami familiari o un effettivo inserimento sociale (norma introdotta in seguito a una sentenza della CEDU - Corte europea dei diritti dell’uomo - del 2019 che aveva condannato l'Italia) oppure gravi problemi di salute. Si tratta di misure che non faranno che aumentare le posizioni di irregolarità e il forte rischio che le persone coinvolte divengano vittime di sfruttamento lavorativo o della criminalità organizzata. È inevitabile pensare che la situazione socialmente critica che andrà a crearsi, oltre all’incremento del contenzioso generato dai provvedimenti comminati che intaseranno i tribunali già in sofferenza, verrà sbandierata dal governo con il preciso intento di alimentare la convinzione che l'immigrazione è soltanto un problema. Ribadiamo la nostra profonda contrarietà alla miopia che caratterizza questo approccio al tema immigrazione”.