Dopo l’interruzione delle trattative con Federlegno e il mancato rinnovo del Contratto nazionale del settore, a cui è seguito l’annuncio di uno sciopero proclamato per il 21 aprile, si è tenuto l'8 marzo a Brugherio (provincia di Monza e Brianza) un attivo sindacale unitario regionale del comparto legno e arredo, a cui hanno partecipato circa 250 delegati di FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL in arrivo da tutta la Lombardia. Da Bergamo ne sono giunti circa trenta, in rappresentanza delle aziende più significative del settore, cioè Minelli, Arditi, Scaglia, Novem, Riva, Gruppo Ferretti.
In occasione delle sciopero di aprile, si svolgeranno diverse manifestazioni a livello regionale. In Lombardia la protesta sarà organizzata alla Fiera di Milano dove sarà in corso il Salone del Mobile. Quello del legno e dell’arredo è un settore tra i più importanti del made in Italy, che impiega in totale circa 200 mila persone in tutto il Paese, 4.000 in provincia di Bergamo.
Dal 2016 il Contratto nazionale del Legno-Arredo, firmato anche da Federlegno, stabilisce un recupero dell’inflazione che ha portato aumenti economici migliori rispetto alla media (dati Istat). Federlegno, però, ora chiede che il contratto venga bloccato per un anno, negando ai lavoratori anche ogni miglioramento su orario, diritti e tutele. I sindacati di categoria accusano la controparte di “fare carta straccia dell’accordo firmato, che conteneva un meccanismo di recupero dell’inflazione reale, e di non volere dare la rivalutazione per il 2022, che corrisponde a circa 130 euro al mese di aumento della paga base”. Con la prima proposta di Federlegno, infatti, l’aumento legato al recupero della sola inflazione sarebbe di poco sopra i 63 euro.
“Non si può chiedere di applicare le regole solo quando fa comodo. Ora che l’inflazione è alta le imprese devono riconoscere quanto ci è dovuto” dichiarano i segretari provinciali Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus, rispettivamente segretari di FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL di Bergamo. “Noi vogliamo aumenti retributivi per tutelare il potere d’acquisto e per combattere l’incremento di prezzi e bollette, meno ore di lavoro a pari retribuzione, maggiore formazione per gli operai e per gli impiegati di un settore che resta all’avanguardia in Italia”.
In tutte le aziende in cui si applica questo contratto, è stato intanto proclamato il blocco immediato degli straordinari e delle ore di flessibilità.