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Autonomia differenziata, Amboni, CGIL: “In Lombardia l’abbiamo già vista e ne abbiamo subito le conseguenze. E' rischio per tutti”

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Dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del ddl sull'Autonomia differenziata, interviene ora sui contenuti del disegno di legge Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare della CGIL di Bergamo.

“Con questo provvedimento che si propone di introdurre un’autonomia differenziata regionale anche in materia di sanità non siamo di fronte solo ad un provvedimento di dubbia costituzionalità e di frammentazione del Paese ma ad una scelta che dà più poteri a chi punta a un superamento di quel modello di servizio sanitario che ha visto l’Italia per anni ai primi posti al mondo per equità e possibilità di accesso. Dunque abbiamo la convinzione che il varo di questo ddl non sia un problema solo per le regioni ‘povere’, ma costituisca invece un rischio per tutti”.

“Ora, l’appello alla centralità dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) da parte dei promotori di questa ‘riforma’ non è a nostro avviso una garanzia sufficiente” prosegue Amboni. “Come si è visto in Lombardia, il rispetto puramente formale dei principi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale si è accompagnato a scelte organizzative che hanno lasciato senza assistenza sanitaria decine di migliaia di persone e stanno costringendo gran parte dei cittadini a rivolgersi a servizi a pagamento. Una buona dose di flessibilità organizzativa va bene, ma solo se i risultati vanno nella direzione della tutela per tutti e dell’efficienza e efficacia del servizio”.

In Lombardia da anni è in vigore un tipo di ‘autonomia’ che “si caratterizza per profonde diversità rispetto al modello stesso di Servizio Sanitario Nazionale” spiega il sindacalista. “Come si ricorderà, il ministro della Salute nel febbraio dello scorso anno inviò una lettera al presidente della Regione Lombardia elencando una serie di temi sui quali l’ordinamento regionale si differenziava dai principi fondamentali dell’ordinamento sanitario nazionale. La lettera invitava quindi la Regione ad adeguarsi alla normativa nazionale. Non si trattava di questioni di secondo piano ma di temi centrali, specialmente dopo la tragica esperienza della pandemia, temi centrali come il ‘rafforzamento dell’assistenza territoriale’ di cui si chiedeva di declinare con precisione le modalità di sviluppo, il servizio di Assistenza Domiciliare che deve essere ‘innestato nella Aziende sanitarie (ASST)’, e così via su altri temi”.

“Allo stesso modo, anche i ministri della Giustizia e dell’Economia e delle Finanze intervennero con contestazioni, se possibile, ancora più stringenti. I ministri contestavano soprattutto i modelli organizzativi adottati che, in alcuni casi, violavano apertamente le Leggi fondamentali dello Stato, com’è il caso della proclamata ‘equivalenza’, nel modello lombardo, degli erogatori di diritto pubblico e di diritto privato. Gravissima, visto che non riconosce -come recitava il richiamo del ministero dell’Economia- ‘il preminente ruolo dell’ente pubblico che definisce il fabbisogno e, in coerenza con questo, decide quali prestazioni acquistare dal privato accreditato’”.

Amboni invita poi ad osservare l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): “Si capirà meglio come stanno davvero le cose. Al primo posto della lista di priorità i LEA pongono la ‘prevenzione collettiva e la sanità pubblica’. Possiamo dire che nell’applicazione concreta questo obiettivo, in Lombardia, sia al primo posto? Sappiamo bene come proprio il progressivo indebolimento dei Dipartimenti di Prevenzione sia stato alla base delle insufficienze, per usare un eufemismo, nella lotta al COVID, con tutte le tristemente note conseguenze”.

Al secondo posto i LEA mettono “l’attività dell’assistenza distrettuale”: “Non c’è bisogno di dire molto: i Distretti, in Lombardia, sono scomparsi per anni e solo ora, grazie al PNRR, si sta cercando tra mille difficoltà di rianimarli. E, nell’assistenza distrettuale il primo pilastro è l’assistenza sanitaria di base, un LEA fondamentale che in Lombardia per molti cittadini è solo un miraggio. Non è così, invece, per il terzo obiettivo esplicitato dai LEA, l’assistenza ospedaliera su cui la Regione ha puntato tutto. Ma in assenza degli altri due pilastri, l’abbiamo visto bene, anche gli ospedali hanno vissuto difficilissimi momenti di crisi, a partire dai Pronto Soccorso”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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