Anche il quarto congresso di categoria della CGIL di Bergamo in questa intensa settimana si è concluso con una conferma: la FLC-CGIL, il sindacato scuola di via Garibaldi, ha rieletto all’unanimità il proprio segretario generale.
È Fabio Cubito, 40 anni, originario di Giarre (Catania), ora residente a Parre. Dal 2001 è stato insegnante di laboratorio d’informatica. È diventato delegato della CGIL nel 2009, poi nel 2014 ha cominciato a collaborare con la FLC-CGIL. È in distacco sindacale dal 2016, anno in cui è entrato anche nella segreteria provinciale. Nel 2021 era stato eletto segretario generale di categoria. Ora dunque arriva la riconferma.
Ai lavori di mercoledì 14 dicembre, tenuti nel salone dell’Antico Borgo La Muratella di Cologno al Serio, sono intervenuti anche Tobia Sertori, segretario regionale dei FLC-CGIL Lombardia e Gianni Peracchi, segretario della CGIL di Bergamo.
Al termine del pomeriggio è stata confermata anche la segreteria uscente: restano al fianco di Cubito Elena Mandelli e Claudia De Pascale.
Fra i temi discussi, sia nella relazione del segretario come nel dibattito nell’arco della giornata, si è parlato della difficile prova della pandemia per il personale della scuola, delle sue conseguenze odierne e delle risorse che mancano per il rilancio dell’istruzione.
“Il territorio di Bergamo è stato il primo a subire l’impatto devastante di un virus di cui non si conoscevano i contorni. Eppure il personale della scuola, tutto, il 26 febbraio 2020 si è rimboccato le maniche e con i pochi strumenti che aveva a disposizione ha dato prova di grande senso di responsabilità e impegno. Ha agito, talvolta improvvisando, per garantire la continuità del servizio didattico” ha sottolineato il segretario nel suo intervento. “Questa situazione ha portato a un aumento incredibile e improvviso di impegni digitali, di ore di lavoro spese davanti al computer, il tutto sempre senza linee guida chiare e talvolta senza gli strumenti adeguati per farlo. Il mondo dell’istruzione ha fatto ciò che serviva ma gli sforzi dei lavoratori sono stati ripagati da promesse poi disattese. In quei mesi il governo aveva dichiarato l’intenzione di mettere sanità e istruzione in cima alla lista delle priorità. A distanza di due anni è rimasta solo la retorica”.
La trasformazione digitale del lavoro, però, ha sottolineato Cubito, non ha lasciato in eredità solo nuovi strumenti e nuove competenze maturate dalla necessità, ma anche “strascichi pesanti e prassi che, anziché essere legate solo all’emergenza, sono diventate parte stabile del lavoro quotidiano. L’adozione da parte di tutti gli istituti di piattaforme digitali, al netto della necessità delle video lezioni, ha creato un ambiente virtuale di lavoro che rende pressoché impossibile la disconnessione da parte del lavoratore. Le relazioni personali e lavorative sono cambiate a danno soprattutto del valore del confronto e della collegialità”.
Cubito si è poi espresso, in alcuni passaggi della sua relazione, sui piani annunciati dal nuovo governo. “Dopo merito e immigrazione clandestina mancava il ritorno di un grande classico: l’autonomia differenziata della scuola. Ma la scuola, per il suo carattere di istituzione della cultura, della coesione, dell’identità nazionale o è nazionale o non è. Ci sono prerogative di cittadinanza che devono essere garantite a tutti, a prescindere dalla regione in cui si vive: il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto all'istruzione”.
A proposito poi della Legge di Bilancio, Cubito ha rilevato che “per il mondo della scuola le uniche previsioni riguardano il taglio delle autonomie scolastiche: con la modifica dei parametri per il riconoscimento di una scuola dotata di autonomia scolastica, nel giro di due anni verranno chiuse 700 presidenze. Ancora una volta la scuola usata per fare cassa. Consideriamo il nostro territorio bergamasco con 243 comuni, diviso in valli: questa riforma non significa solo metter in difficoltà la gestione stessa delle scuole che rischiano di diventare ‘mostri’ sovraffollati e sparpagliati su più comuni in territori vastissimi, ma significa anche e soprattutto creare disagi ad alunni, famiglie e realtà montane che perderanno il primo vero presidio dello Stato sul territorio”.
Per quanto riguarda il rinnovo del Contratto nazionale 2019/2021 del comparto istruzione e ricerca, dopo aver sottoscritto un accordo per un primo aumento salariale, l’impegno da parte del Ministro e del Governo era di reperire nuove risorse non solo per la chiusura definitiva del CCNL, ma soprattutto per il futuro CCNL 2022/2025, considerando un contesto di inflazione ormai al 12%. “La risposta della Legge di Bilancio è invece uno zero assoluto anche nel nostro settore. Anche per questi motivi il 16 dicembre abbiamo proclamato uno sciopero generale”.