Bisogna tornare a al primo trimestre 2020 per trovare un minor ricorso alla cassa integrazione. Calano anche i Fondi di solidarietà.
Nonostante le nere nubi che si profilano all’orizzonte (crisi energetica, costi delle materie prime, crisi Ucraina) i dati della cassa integrazione di febbraio ispirano ottimismo: un calo generalizzato per il terzo mese consecutivo. Per trovare un minor ricorso alle varie tipologie di cassa integrazione (compresi i fondi bilaterali e di solidarietà) bisogna tornare al primo trimestre 2020, cioè nell’era pre-COVID. E il giudizio è ancora più positivo se si pensa che a febbraio era già attiva la riforma della cassa integrazione con allargamento delle possibilità di accesso a categorie prima escluse (come, ad esempio, aziende con un solo dipendente).
Nel mese di febbraio, a Bergamo, con 433.031 ore autorizzate, si registra un calo del 51,1% rispetto al mese precedente (gennaio 2022), calo che tocca tutte e tre le tipologie di intervento: la cassa ordinaria (262.426 ore, -18,9%), la cassa straordinaria (143.942 ore, -55,9%; 80% per ristrutturazione e 20% per contratti di solidarietà); la cassa in deroga (26.663, -88,7%). La netta diminuzione del ricorso all’ammortizzatore sociale riguarda anche i Fondi di solidarietà (-27,5%, dato regionale lombardo). Importante rilevare come Fondi di solidarietà e Cassa in deroga siano le tipologie di intervento prevalentemente utilizzate da commercio e servizi, cioè dai settori più colpiti dalla crisi portata dalla pandemia. Rispetto a gennaio cala l’Industria (-39,9%), cala il Commercio (-87,7%), cresce, ma restando su valori molto bassi, l’edilizia (+23,6%). Per completare il quadro, va ricordato che è in diminuzione anche il “tiraggio”, cioè la percentuale di effettivo utilizzo delle ore autorizzate, che scende al 38,5% rispetto al 45,2% della rilevazione precedente.
All’interno del settore industriale, pur calando considerevolmente (-56% rispetto a gennaio) resta sempre elevato il ricorso alla cassa integrazione nel comparto Carta, Stampa, Editoria, con 80.359 ore autorizzate, molte, rispetto alle 69mila dei meccanici, o delle 53mila dei chimici, settori che hanno un numero di addetti assai superiori. Segno indubbio di una crisi non congiunturale ma strutturale.