Per capire quali sono gli effetti della recente riforma in senso universalistico della cassa integrazione bisognerà aspettare i prossimi mesi, sia perché le prime norme applicative sono di febbraio sia perché il mese gennaio pare essere stato un mese positivo per le attività produttive, con un sensibile calo dell’accesso alla cassa integrazione.
La tipologia più utilizzata, cioè la cassa ordinaria, scende da 948mila a 323.733 ore autorizzate (-66%), calo non totalmente controbilanciato dall’aumento del 294% della cassa straordinaria che dalle 82.760 ore di dicembre sale alle 326.447 di gennaio (di cui 142.200 per riorganizzazione e crisi e 184.247 per contratti di solidarietà) . Sale anche la cassa in deroga, dalle 147.588 ore di dicembre alle 235.636 ore di gennaio.
Si tratta, in complesso, di valori assai contenuti: per trovare un numero di ore autorizzate, in totale tra le tre tipologie di cassa, inferiore alle 885.816 di gennaio 2022 bisogna tornare a settembre 2021 (884.66 ore) e poi ai periodi pre-COVID da marzo 2020 in giù.
Il 74% delle ore autorizzate a gennaio è stato richiesto dall’industria, il 24,2% dal commercio e il rimanente 1% dall’edilizia (che conferma lo stato di ottima salute). Nell’industria, le ore autorizzate si dividono a metà tra cassa ordinaria (313.487 ore) e cassa straordinaria (317.794), queste ultime chieste esclusivamente dal settore chimico (175.594) e dal settore carta, stampa, editoria (142.200) che prosegue, ormai da molti mesi, in una situazione di crisi.
Il dato complessivo di gennaio può indurre ad un certo ottimismo, che va però temperato dalla considerazione del fatto che, soprattutto per la cassa straordinaria, i tempi di approvazione sono più lunghi e le conseguenze delle attuali difficoltà nel reperimento di materie prime e per aumento dei costi dell’energia si potranno conteggiare solo nei prossimi mesi.