Si è riunito, presso l’Assessorato Lavoro della Provincia, l’Osservatori Mercato del Lavoro per l’illustrazione del Report COB 1° semestre 2022. Oltre al presidente della Provincia Pasquale Gandolfi e alla dirigente del Servizio Lavoro Elisabetta Donati, il coordinatore del gruppo tecnico ed estensore del Rapporto Paolo Longoni.
Il Rapporto, in estrema sintesi, presenta dati positivi e, nel contempo, conferma anche i tradizionali punti deboli del mercato del bergamasco (soprattutto l’ancora troppo elevato ricorso al tempo determinato).
Tra i dati positivi:
- I 78.202 avviamenti del 1° semestre 2022 sono il 22,9% in più dei 63.644 del 1° semestre 2021 (che ancora subiva l’influsso COVID), ma soprattutto il 17,6% in più dei 66.526 del 1° semestre 2019, quindi netto recupero rispetto alla situazione pre-COVID. Il recupero sul 2019 ha interessato tutti i settori produttivi: +31,4% nell’agricoltura; +24,6% nelle costruzioni; +24% nell’industria; +12% Commercio e servizi. Tutti i settori registrano un saldo assunzioni/cessazioni positivo anche se inferiore al 2019.
- Sempre in questo 1° semestre si sono registrate 7.445 trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, quindi un segnale di inversione di tendenza. Segnale particolarmente significativo perché per oltre la metà (57,3%) nel settore Commercio e servizi, settore al alto tasso di lavoro precario.
- Per quanto riguarda le cessazioni, si conferma la netta crescita del fenomeno delle dimissioni volontarie (mobilità verso altri posti di lavoro) che crescono del 41,8% rispetto al 1° semestre 2019. Calano del 23% i licenziamenti per crisi aziendale (dai 3.444 del 2019 ai 2.638 del 2022 contro 21.289 dimissioni).
- Altro aspetto positivo (e particolarmente significativo nella nostra provincia che ha il tasso di occupazione femminile più basso in Lombardia) è la crescita degli avviamenti di lavoratrici: si passa da 25.266 avviamenti F nel 1° semestre 2019 ai 30.487 del 1° semestre 2022 (+20,66%) a fronte di un +15,78% di avviamenti M. La percentuale di donne sul totale degli avviamenti passa dal 38,1% al 39,1%, non è una rivoluzione ma è un bel passo avanti. Di questo si è parlato nella riunione dell’Osservatorio perché, dato l’elevatissimo tasso di occupazione maschile, i margini di aumento occupazionale totale passano quasi esclusivamente su un maggior inserimento lavorativo delle donne.
Tra i dati negativi:
- È senza dubbio l’altissima incidenza del lavoro precario (rapporti di lavoro a tempo determinato e somministrazione) sul totale degli avviamenti la maggiore criticità, pur in presenza di una inversione di tendenza (le trasformazioni di cu si è detto). I tempi determinati passano dal 46,8% del 2019 al 49,6% del 2022; pur tenendo conto del fatto che si parla non di “avviati” (cioè numero delle persone) ma di “avviamenti” (una stessa persona può essere interessata da più avviamenti a tempo determinato nel corso del semestre mentre l’avviamento a tempo indeterminato avviene, generalmente, una volta soltanto) è evidente che la presenza di rapporti precari assume un rilievo notevolissimo anche per le ricadute sociali, psicologiche ed esistenziali delle persone coinvolte. Nell’Osservatorio di oggi ci si è impegnati ad approfondire questo tema sia dal punto di vista della conoscenza specifica delle caratteristiche professionali, culturali e sociali degli interessati sia, soprattutto, favorendo l’avvio delle iniziative previste dal Progetto governativo GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) e con l’adesione degli Operatori di Formazione Professionale che stanno già approntando gli specifici interventi.
- Altro aspetto critico riguarda l’occupazione femminile. Se è vero che l’occupazione, per le donne, è in crescita, è altrettanto vero che le donne risultano penalizzate da una maggior incidenza del loro impiego in rapporti di lavoro precari e spesso nella modalità part time, quindi con una doppia penalizzazione. Se la quota totale di lavoratori a tempo determinato in part time è del 27,5%, quella femminile è del 45,9% (era il 44,3% nel 2019) mentre quella maschile è del 16,1% (era il 17,5 nel 2019).
Se il quadro generale, pur nella presenza di criticità, è comunque positivo, le preoccupazioni maggiori, espresse nell’incontro di oggi, sono lo scenario che si prospetta a causa della crisi energetica. Sono molti i settori lavorativi che potranno subirne le conseguenze e ci si attende una probabile ripresa della cassa integrazione. Data la significativa presenza di aziende manifatturiere ad alto uso di energie, nella nostra provincia, è possibile che lo scenario autunnale sia davvero difficile.
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