Il comunicato stampa del Governo si limita ad una mezza frase “il Consiglio dei Ministri ha deliberato di non impugnare la legge della Regione Lombardia n. 22 del 14/12/2021 Modifiche al Titolo I e al Titolo VII della legge regionale 30 dicembre 2009, n. 33 (Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità)”, la vice presidente della Regione e Assessore alla salute Letizia Moratti è più ciarliera e si ripete nel solito irritante ritornello propagandistico “Con questa legge la Lombardia è la prima Regione italiana che dà piena attuazione al PNRR attraverso una normativa di respiro nazionale ed europeo”.
In entrambi i casi è impossibile capire come saranno affrontate le importantissime scadenze che ci attendono: attuazione del PNRR con l’avvio delle Case della Comunità (cioè quel potenziamento della sanità territoriale che manca proprio in Lombardia e che abbiamo pagato e continuiamo a pagare a carissimo prezzo; non basta appendere i nuovi cartelli “Casa della Comunità” per dire di essere i primi in Italia nell’ “attuazione del PNRR”), l’allineamento alla normativa nazionale del fondamentale impianto della prevenzione, il rapporto con Comuni e Province, l’avvio dei Distretti e il ridisegno di ATS e ASST.
Da notizie che, per fortuna, riescono comunque a filtrare, si sa però che il Governo ha accettato di non cassare la Legge Regionale (anche per le pressioni esercitate da una parte della maggioranza) in cambio di precisi impegni a cambiare rapidamente il testo su alcuni punti: “… un azzonamento istituzionale legato correttamente ai territori cioè alle Province lombarde con tre ASL per Milano e Provincia, Esso deve essere unitario e globale (prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione) che favorisca con il decentramento la partecipazione e il controllo degli utenti del SSSL e una presenza responsabile degli amministratori locali, specie dei Sindaci dei Comuni nella gestione diretta della sanità pubblica sul territorio. I tre pilastri sono: i Dipartimenti di Prevenzione, i Distretti, gli Ospedali …”.
Per scongiurare che si tratti solo di indiscrezioni o speranze è necessario incalzare la Regione perché venga subito riaperto un confronto con le Organizzazioni Sindacali e con la rappresentanza dei Comuni e vengano assunti precisi impegni sui tempi e sui contenuti. Difficile pensare che materie così importanti vengano ridotte ad oggetto della consueta delibera annuale sulle “regole”, per via amministrativa, senza il decisivo intervento del Consiglio Regionale.