Tra i diversi dati economici relativi al periodo più intenso della pandemia, la spesa corrente pro capite e la spesa per i servizi sociali dei Comuni aggregati possono rivelarsi indicatori interessanti. Si sofferma oggi su questi dati, con una riflessione, Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo.
“Si tratta indicatori concreti ed emblematici, che meritano particolare attenzione perché testimoniano il sostegno dei nostri Comuni ai cittadini nei mesi più duri della pandemia. Nella provincia di Bergamo, per l’anno 2020, sono cresciute sia le spese sociali pro capite che la spesa corrente pro capite. È invece lievemente diminuita l’incidenza della spesa per la raccolta dei rifiuti sul totale della spesa corrente, altro indicatore che certifica la diminuzione dei consumi durante la pandemia. Naturalmente questi contributi vanno ad aggiungersi a quelli ben più consistenti e specifici erogati da Stato e Regioni”.
Osservando il livello di spesa nei 14 distretti sociali, emerge come “la media provinciale sia il risultato di un quadro molto eterogeneo e frammentato, con alcuni territori che garantiscono una spesa sociale pro capite molto alta (in particolare l’Ambito di Bergamo) e altri che destinano cifre di poco superiori ai 70 euro per abitante (ambiti di Valle Cavallina, Romano di Lombardia). Sono sei gli ambiti con una spesa superiore ai 100 euro, uno in più rispetto all’anno precedente: quello del capoluogo e quelli di Dalmine, Grumello, Seriate, Albino Valle Seriana e Valle Seriana Superiore. Queste differenze sembrano attenere in primo luogo alla maggiore capacità di reperire risorse attraverso il gettito fiscale da parte dei Comuni della Grande Bergamo (Ambiti di Bergamo, Dalmine e Seriate) rispetto a quelli delle zone vallive e montuose. Nonostante ciò, anche la Valle Seriana e la Valle Seriana Superiore, garantiscono un livello di spesa superiore alla media”.
“Un fattore cruciale che determina le differenze territoriali nella spesa sociale è la caratteristica frammentazione istituzionale della provincia in piccoli e piccolissimi Comuni, che penalizza gli ambiti più periferici, dove l’azione delle economie di scala impedisce a molte amministrazioni di esercitare appieno le proprie funzioni ed erogare in modo efficace un numero di servizi adeguato alle esigenze dei cittadini” conclude Peracchi. “In ogni caso questa tendenza pare confermarsi anche quest’anno. Il condizionale è d’obbligo perché saranno i dati dei consuntivi 2021 a certificarlo”.
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