Un tentativo utile per trovare rimedi ad una situazione difficilissima, ma servono interventi più radicali.
È stato recentemente sottoscritto un accordo tra ATS e Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci (CRS) sul grave problema della carenza di medici di assistenza primaria (MAP) nella nostra provincia. Il problema è grave proprio perché la debolezza della dimensione territoriale del servizio sanitario è stata indicata come la causa principale delle difficoltà, in Lombardia, ad affrontare la pandemia.
Attualmente in provincia sono attivi 651 medici MAP, distribuiti in 53 ambiti sul territorio. I medici erano 654 nel 2019, 669 nel 2017, 694 nel 2014, 696 nel 2005… un impoverimento progressivo, quindi, pur a fronte di una popolazione numericamente non diminuita ma aumentata e soprattutto con più bisogni assistenziali, a causa dell’invecchiamento.
Dei 651 medici attivi, 591 sono titolari e 60 incaricati provvisori. Tutti gli ambiti territoriali di montagna sono colpiti dalle assenze di titolare. Va ricordato, a proposito, che gli indici di vecchiaia più elevati, in provincia di Bergamo, si registrano proprio nelle zone di montagna (Valle Brembana 199,11; Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve 178,92) che sono, pertanto, le zone che maggiormente hanno necessità di rapporti di prossimità con il medico.
L’urgenza si fa drammatica se si pensa che nei prossimi mesi è prevista la cessazione dall’attività di ben 102 medici MAP.
Trovare rimedi non è semplice perché il già avviato ampliamento dei posti per i corsi di specializzazione (obbligatori) darà i suoi frutti non a breve.
Nel frattempo l’accordo Sindaci-ATS cerca di trovare qualche ripiego possibile, uno sforzo non semplice e non risolutivo, ma comunque apprezzabile, visto il contesto difficilissimo.
L’accordo prevede, a garanzia dei pazienti, procedure per il passaggio di consegne tra medici cessanti e medici subentranti e agevolazioni per l’utilizzo temporaneo dell’ambulatorio. Anche questo, dell’ambulatorio è un problema: sono ben 263 (43%) gli ambulatori che non si sono dichiarati idonei per le vaccinazioni (quando si parla di “eccellenza” del servizio sanitario bisognerebbe smetterla di pensare all’eccellenza come qualche particolare prestazione sanitaria di elevata qualità, ma l’eccellenza deve essere una condizione diffusa, di sistema, che caratterizza tutte le attività).
L’accordo prevede anche la possibilità di portare da 1500 a 1800 il numero massimo di assistiti, quando non sia possibile una ridistribuzione tra i medici dell’ambito; anche questo è un rimedio, ma sarebbe ancora meglio vincolare questa soluzione alla realizzazione di studi medici associati, che siano in grado di offrire più servizi e un’apertura degli ambulatori per orari più prolungati. Le attuali fasce orarie troppo ristrette con le conseguenti difficoltà dei pazienti ad accedere agli ambulatori dei MAP sono tra le criticità evidenziate all’ATS dalle associazioni dei pazienti durante le consultazioni per la stesura del Piano Integrato sovra aziendale di governo e monitoraggio dei tempi di attesa.
La strada maestra, però, dovrebbe essere quella della stipula di Accordi Nazionali (il “contratto di lavoro” dei MAP) più innovativi e coraggiosi di quelli sottoscritti finora.