Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci chiede alla Regione di cambiare la proposta di riforma della Legge 23 e di rinviare di un anno la scadenza dei Piani di Zona.
Contestato il ruolo puramente consultivo degli Enti Locali. I delegati CGIL di ATS e ASST Lombardia contrari allo spezzettamento del Dipartimento di Prevenzione. CGIL CISL UIL presentano emendamenti alla riforma.
Proprio in questi giorni si ha una nuova conferma di quanto sia stata grave l’incidenza della pandemia COVID-19 in Regione Lombardia e in particolare a Bergamo, dove si registra il dato più alto in Italia di diminuzione della speranza di vita alla nascita, e questo proprio a causa dell’elevata mortalità dovuta alla pandemia. In quei giorni molte voci si erano levate, soprattutto in campo scientifico ma anche dagli stessi vertici della Regione, per denunciare alcuni evidenti limiti del Modello Lombardo di organizzazione del servizio sanitario: estrema debolezza dei servizi territoriali a partire dalla rete dei Medici di Medicina Generale, scarso coinvolgimento dei Comuni e dei loro Servizi, depotenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione, scarso coordinamento con la rete ospedaliera e la specialistica, … ma, man mano che il tempo passava, queste voci si affievolivano, fino ad arrivare alle attuali proposte di riforma della Legge 23/2015 che, come se nulla fosse accaduto, introducono cambiamenti non all’altezza delle necessità.
Bene ha fatto, quindi, il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci di Bergamo ad inviare all’assessora regionale al welfare Letizia Moratti una lettera nella quale si rimarca la debolezza delle proposte regionali di riforma della Legge 23, almeno per quanto riguarda la rete dei servizi territoriali e il ruolo dei Comuni. La lettera, infatti, fa appello alla normativa nazionale, il Decreto 502/1992 che nella versione riformata dal Ministro Rosi Bindi nel 1999, prevede, a livello regionale, una “Conferenza Permanente per la programmazione sanitaria e sociosanitaria” nella quale i Comuni non hanno un ruolo puramente consultivo (come nella proposta di Regione Lombardia) ma hanno una piena titolarità nell’approvare il Piano Sanitario Regionale.
La lettera chiede, inoltre, di rinviare di un anno l’approvazione dei Piani di Zona 2021-2023, ora fissata per dicembre 2021. Non si tratta di una scadenza burocratica perché, secondo la normativa regionale attuale i Piani di Zona dovrebbero ridisegnarsi sullo stesso bacino delle ASST. Cioè dai 14 Ambiti Territoriali si dovrebbe passare ai tre maxi-Distretti (Bergamo, Seriate, Treviglio): un dimensionamento non conciliabile con l’organizzazione dei servizi sociali territoriali che deve essere molto più vicina alle specificità dei singoli territori. Uno dei pochi cambiamenti accettabili previsti dal progetto regionale di riforma della Legge 23 è proprio il superamento della coincidenza tra i maxi-Distretti e gli Ambiti territoriali, che dovrebbero, secondo la proposta di riforma, tornare ad essere articolati su zone con una popolazione sui 100mila abitanti (20mila per le zone di montagna), quindi non più tre ma una decina. La richiesta dei Sindaci di slittamento della scadenza, quindi, va letta proprio nella prospettiva di un ridisegno della rete territoriale che tenga conto anche dei progetti finanziati dal PNRR (Case della Comunità).
Un’esigenza che è invece totalmente disattesa, nella proposta di revisione della Legge 23, è quella del riordino del Dipartimento di Prevenzione e della sua messa in grado operare efficacemente per contrastare le malattie infettive e le conseguenti epidemie. La proposta regionale prevede una frammentazione del Dipartimento ripartendone le risorse umane ed economiche tra le tre ASST peraltro mantenendo in capo all’ATS la responsabilità delle funzioni di indirizzo. Una gestione a due teste che ha già creato problemi in passato e ne creerà ancor di più se passasse la proposta. Va anche ricordato che, transitando nell’ASST, il Dipartimento di Prevenzione non sarebbe un dipartimento “gestionale” ma “funzionale”. I Dipartimenti Funzionali, secondo l’ordinamento regionale (DGR 5113 del 2016) sono strutture “in cui non si realizza la gestione diretta delle risorse che viene effettuata nell'ambito dei dipartimenti gestionali”. Il gruppo interaziendale lombardo dei delegati CGIL delle ATS e ASST ha formulato, a questo proposito, precise proposte contrarie alla frammentazione del Dipartimento di prevenzione.
Infine va ricordato che CGIL CISL UIL regionali stanno in questi giorni completando la preparazione di emendamenti al testo di riforma proposto dalla Regione. Non appena la proposta sarà completata ne daremo notizia.