Sarà dedicata alle strategie per rafforzare i sistemi sanitari nazionali dei diversi Paesi, la prossima Giornata mondiale per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro 2021 che ricorre il 28 aprile. A partire dall’esperienza della pandemia, occorre capire come mettere a punto sistemi sanitari che reagiscano in maniera pronta e agile alle future, eventuali emergenze.
“La pandemia in corso ha avuto un impatto senza precedenti sul mondo del lavoro” ha detto Angelo Chiari della segreteria provinciale della CGIL di Bergamo. “Ai rischi per la tenuta del sistema produttivo e all’impatto occupazionale sui lavoratori (che il blocco dei licenziamenti ha contribuito ad attenuarne, almeno per ora), si è aggiunto per tutto l’ultimo anno anche il rischio di contagio nei luoghi di lavoro. Il territorio di Bergamo ha sperimentato in modo pesante sulla propria pelle tutti gli effetti della crisi sanitaria ed è giusto che si ricordi ancora una volta l’alto prezzo pagato dei lavoratori bergamaschi, di coloro che, in particolare all’inizio della pandemia, hanno continuato a lavorare, soprattutto in ambito ospedaliero e dell’assistenza, spesso senza adeguati dispositivi di protezione individuale”.
Da gennaio 2020 a fine marzo 2021 (ultimi dati INAIL disponibili) sono stati 3.103 gli infortuni da contagio Covid nei luoghi di lavoro: di questi, 2.224 erano donne e la fascia d’età più colpita è stata quella tra i 50 e i 64 anni con 1.527 denunce. A perdere la vita per contagi avvenuti sul lavoro sono state 48 persone. Il settore in cui si registra il numero più alto di denunce di infortuni INAIL per Covid è quello della sanità e dell’assistenza sociale che rappresenta il 73,2 % dei casi.
A questi numeri vanno aggiunti, fra il gennaio 2020 e il febbraio 2021, i 10.118 lavoratori coinvolti in infortuni generici (non Covid) sul posto di lavoro. I morti sono stati 7.
“Il Protocollo siglato il 6 aprile tra Governo e parti sociali per l'attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro rappresenta un’intesa significativa e importante” prosegue Chiari, che però puntualizza: “Il Protocollo può offrire un contributo decisivo alla campagna di vaccinazione, ma si acceleri e si realizzi presto quanto deciso sulla carta. Le aziende, dopo la passerella mediatica e non appena sarà licenziato l’accordo con ATS Bergamo, si attivino celermente per giungere alle somministrazioni, rendendo così più sicuri anche uffici e fabbriche”.
“Nella discussione sulla ripresa del Paese e sugli investimenti collegati al Recovery Plan è evidente che il tema della sicurezza diviene ora centrale” conclude Chiari. “Ricerca, innovazione, sviluppo e riconversione dei processi produttivi non possono che passare dal continuo confronto positivo tra aziende e lavoratori così come la gestione condivisa dei Protocolli per la ripresa produttiva ha dimostrato anche sul nostro territorio. Un lavoro sicuro e di qualità, stabile e giustamente retribuito, è il lascito che dobbiamo soprattutto ai più giovani”.