La mulettista, la guardia giurata, la vigilessa del fuoco, la batterista, l’autista di ambulanza, la pastora: mestieri che la società continua a rappresentare come esclusivamente maschili, eppure che vengono svolti anche dalle donne.
A margine della mostra fotografica “Donna Faber” proposta dalla CGIL di Bergamo per la Giornata Internazionale della Donna e allestita nella Sala Manzù di via Camozzi (galleria via Sora, a Bergamo), martedì 8 marzo dalle 13.30 alle 15 è in programma “Le solite ignote. Indovina che lavoro fanno”, quiz che coinvolgerà i cittadini di passaggio dai giardini del Teatro Donizetti.
Lavoratrici dai mestieri spesso considerati maschili parteciperanno di persona e con contributi video, sfidando i passanti a indovinare quale professione svolgano.
Sarà l’occasione per invitare i partecipanti a visitare la mostra “Donna Faber”, progetto di sociologia visuale coordinato dalla sociologa Emanuela Abbatecola, e frutto della collaborazione tra il Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università di Genova e l’Associazione Culturale 36° Fotogramma.
L’esposizione comprende ritratti ambientati di donne impiegate in lavori “da uomini” riprese nel loro contesto lavorativo, e una serie di interviste “sul campo”, di cui vengono proposti alcuni estratti. La mostra, organizzata anche con la collaborazione della Biblioteca “Di Vittorio” della CGIL, è aperta alle visite domani, martedì 8 marzo, poi sabato 12 e domenica 13 marzo (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18).
“Il sessismo è diventato sempre più impalpabile, sfuggente, difficile da dimostrare” scrive Emanuela Abbatecola, sociologa, professoressa associata e direttora di AG–AboutGender, International Journal on Gender Studies, docente di sociologia del lavoro presso il Disfor, Scuola di Scienze Sociali dell’Università di Genova. “Si percepisce, ma non si cattura; si sperimenta, ma spesso non si può denunciare. La marginalizzazione delle donne è certamente meno sfacciata e diffusa rispetto a solo quarant’anni fa, ma proprio per questo, forse, più pericolosa e insidiosa. Il sessismo permea anche il mondo del lavoro contemporaneo, mimetizzandosi silenziosamente entro mercati definiti da confini che rimangono invisibili al nostro sguardo, almeno fintantoché qualcuna – o qualcuno – sfida le regole (per scelta, caso o necessità) attraversandoli”.
“Cosa succede, dunque, alle donne che sfidano l’ordine simbolico valicando questi confini tanto invisibili quanto persistenti? Cosa significa essere donna in lavori che la società si ostina a pensare e a rappresentare come maschili? Alcune donne, straordinarie ai nostri occhi, hanno scelto di raccontarci la fatica, gli ostacoli, le tante (troppe) violenze, ma anche i sogni, l’orgoglio e la passione” conclude la sociologa.