Questa storia comincia con l’invio di una candidatura di lavoro per un posto nel nuovo polo logistico di Amazon a Cividate al Piano. La spedisce, lo scorso agosto, M. A., un cinquantenne sardo.
Nel giro di poco tempo il candidato viene ricontattato dall’agenzia Gi Group che si occupa di assumere personale per conto del colosso di e-commerce. Al lavoratore viene fatto seguire – come accade agli altri candidati – un corso sulla sicurezza, in modalità online. Il signor M.A. sostiene anche il test finale e lo supera. Poi viene avvisato che dovrà sottoporsi ad una visita medica in un ambulatorio a Caravaggio.
“Sembrava solo una formalità, così ho cominciato a muovermi per il trasferimento qui. Ho cercato un alloggio, e ho trovato un appoggio presso alcuni amici a Bergamo” racconta il candidato. “Sono arrivato il 28 agosto, due mesi fa esatti. L’8 settembre mi sono sottoposto alla visita, al termine della quale il medico, a voce, mi dice di stare tranquillo: sono risultato idoneo. Passano i giorni, e dall’agenzia arriva una chiamata, malgrado il certificato di idoneità non sia ancora disponibile: mi chiedono di prendere servizio il giorno successivo, perché un turno rimane scoperto e serve chi lo copra”.
Poi però l’incarico salta, in attesa di ricoprire, due giorni dopo, il posto per cui era stato svolto il colloquio (cioè, quello di mulettista). Nemmeno per quella mansione, però, l’attività lavorativa viene avviata. Passano i giorni, poi le settimane e il signor M.A. contatta ripetutamente sia l’agenzia per il lavoro che Amazon. Non capisce cosa stia accadendo.
“Dopo ripetuti tentativi di ottenere informazioni sulla posizione del signor M. A., anche con il nostro intervento il candidato riceve dal medico che lo aveva visitato una risposta che davvero non si aspettava: è solo ‘parzialmente idoneo’ al lavoro. Il punto è che non si capisce il perchè” spiega Francesco Chiesa di NIDIL-CGIL di Bergamo, che da vicino sta seguendo la vicenda. “Al candidato viene chiesto – privatamente – di sottoporsi a un ulteriore esame audiometrico: lo supera, è idoneo, ma sembra non bastare. Intanto Gi Group ci conferma che le politiche di Amazon sono quelle di non fare entrare in azienda i profili con idoneità parziali. Cosa questo significhi, non si sa. Di norma, in tutte le altre aziende, nel momento in cui si eroga la formazione a un candidato e lo si sottopone a una visita medica medica si è già a un passo dall’assunzione” prosegue Chiesa. “Il punto è che nelle fasi pre-assunzione di Amazon tutto è incredibilmente opaco e vago: il colloquio di lavoro avviene al telefono ed è molto rapido, un quarto d’ora, poi subito è il momento della formazione, poi della visita medica, lasciando intendere che nel giro di pochi giorni si entrarà in azienda. Soprattutto a coloro che vengono da fuori regione, si lascia intendere che occorre essere flessibili e pronti a partire. Occorre essere estremamente disponibili. Per questo molte persone si muovono in anticipo”.
“Col passare dei giorni, prima di ricevere la notizia dell’idoneità parziale – che ancora non mi spiego – comunico a Gi Group la mia intenzione di tornare in Sardegna nell’attesa di iniziare a lavorare” puntualizza il signor M. A. “Mi viene chiesto di rimanere in zona, lasciandomi intendere che si tratti di una cosa imminente. Ho pagato tre mesi di affitto di un monolocale e non ho ancora lavorato un solo giorno. E ora pare sfumata del tutto l’opportunità di entrare in Amazon. Questo meccanismo di selezione produce un’aspettativa altissima. E invece l’assunzione poi non arriva”.
“Non possiamo che contestare il fatto che l’azienda e, di riflesso, l’agenzia non si assumano il minimo impegno nei confronti di lavoratori e candidati che provengono anche da territori molto lontani” conclude Chiesa. “Tra l’altro inizia ad emergere con una certa insistenza la questione abitativa dei lavoratori di Amazon: come si può ottenere un contratto di affitto se si viene assunti per tre mesi e con uno stipendio variabile, mai davvero prevedibile negli importi? Chi affitterebbe casa a un lavoratore con garanzie deboli del genere? Per questo motivo come NIDIL-CGIL abbiamo chiesto un incontro al sindaco di Cividate: proveremo a sondare l’interesse a lavorare ad una sinergia tra amministrazione comunale, proprietari di case, agenzie immobiliari e, naturalmente, Amazon che dovrebbe assumersi la responsabilità e garantire in qualche misura per i propri dipendenti”.