Contro lo stillicidio degli infortuni nei luoghi di lavoro e a favore della diffusione di una vera cultura della sicurezza, a Bergamo si torna a unire le forze.
Prosegue, infatti, la collaborazione tra le parti sociali avviata nel biennio 2018-2019 con la firma di un primo Protocollo d’Intesa sulla delicata questione delle malattie professionali e degli infortuni di chi lavora.
In ATS i rappresentanti dei sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, delle imprese, degli ordini e dei collegi professionali, alla presenza del Prefetto Enrico Ricci e di Pasquale Gandolfi, presidente facente funzioni della Provincia, hanno rinnovato ieri, 26 ottobre, il Protocollo anche per gli anni 2021 e 2022. Si rilancia, dunque, quello che ambisce ad essere un vero e proprio patto di collaborazione concreta.
L’idea dell’Intesa era nata nel 2017 all’interno dell’Organo Territoriale per il Coordinamento delle attività di Prevenzione e Vigilanza in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro. Prevede la programmazione e la realizzazione di interventi di prevenzione mirati ad accrescere le conoscenze e le competenze nella gestione dei rischi.
Al tavolo, per la CGIL provinciale, oltre al segretario generale Gianni Peracchi, ieri c’era anche Angelo Chiari, responsabile del Dipartimento Salute e Sicurezza sul lavoro CGIL.
“Dell’esperienza degli anni scorsi abbiamo deciso di far proseguire tre progetti perché ancora non sono conclusi e perché restano preziosi” spiega Chiari. “È il caso della rilevazione dei cosiddetti infortuni mancati o sfiorati, cioè quelli non avvenuti o non gravi, che meritano interventi tempestivi, per evitare conseguenze più serie. È stata predisposta una scheda da rendere disponibile nelle aziende: va promossa la sua compilazione in occasione di questi episodi. Proseguirà anche l’azione di sensibilizzazione dei neoimprenditori, attraverso brevi incontri di ‘alfabetizzazione alla sicurezza’. Continua – e ci teniamo molto – l’opera di inserimento curricolare dei temi della sicurezza nei programmi scolastici delle scuole superiori: ne abbiamo già avuto esperienza, ad esempio con il Progetto multidisciplinare Scuola Sicura in corso al Liceo Mascheroni. In tema di istruzione, è concluso (e a disposizione del territorio, che speriamo ne colga i frutti) il modulo formativo di livello universitario testato negli anni scorsi: purtroppo, però, non è ancora stato inserito all’interno dei percorsi delle singole facoltà del nostro ateneo”.
A proposito, invece, dei nuovi progetti da attivare per il 2021-2022, Chiari sottolinea l’importanza dell’avvio di “una campagna di sensibilizzazione in tutto il territorio bergamasco – come avvenne circa venti anni fa – dedicata alla prevenzione delle cadute dall’alto, eventualità che compare tra i casi più comuni di infortunio. L’altra circostanza in cui di frequente si registrano infortuni è quella della movimentazione delle merci: in un territorio come il nostro, dove i presidi della logistica si moltiplicano, è di primaria importanza che i lavoratori e, tra loro, i Responsabili alla Sicurezza siano aggiornati sulle innovazioni che in maniera incalzante vedono evolvere i macchinari impiegati. Infine, sono stati formulati quelli che abbiamo chiamato ‘break formativi’, esperienze pilota di formazione dei Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP). Ora il punto è coordinare gli sforzi, fare ciascuno la propria parte per fare la differenza su un fronte che, per tutti, deve essere tra le priorità”.
Il Protocollo affronta anche l’altro grande tema della prevenzione delle malattie croniche sul lavoro, presente in tutte le linee di indirizzo sanitarie nazionali e regionali, per l'impatto che hanno sulla comunità e sul sistema sanitario (ospedaliero e territoriale), che ora sta rivedendo i propri modelli organizzativi. Un approccio proattivo in proposito anche da parte del mondo del lavoro è fondamentale.