Per entrare nei luoghi di lavoro il governo sceglie di puntare sul Green Pass e dunque di rendere obbligatorio il certificato verde, non prevedendo, però, l’obbligo vaccinale.
Sulla delicatissima questione interviene Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo.
“Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il governo si è incamminato sulla strada dell’estensione generalizzata del Green Pass. Una strada, in qualche modo, già tracciata e un epilogo della controversa vicenda facilmente intuibile. Uno degli argomenti utilizzati nella querelle sul certificato verde era il mancato esercizio della potestà legislativa e il ricorso, surrettizio, a faq o indicazioni similari. Oppure si contestava la sollecitazione (implicita?) alle parti sociali perché assumessero loro la responsabilità di accordi che rendessero cogente l’utilizzo del certificato, cosa peraltro improbabile sul piano giuridico. Qualcuno era arrivato addirittura a definire questo atteggiamento ‘ipocrita’. La politica scarica, si diceva, su altri le proprie difficoltà, si ricorre ad uno strumento che induce surrettiziamente a vaccinarsi.
Ora la politica le responsabilità se le è assunte chiaramente, senza per il momento arrivare all’obbligo vaccinale vero e proprio. Di ieri la conversione in legge del primo decreto, di oggi – con molta probabilità -l’indicazione di un’estensione del certificato ai lavoratori pubblici e privati da metà ottobre.
La politica dei piccoli passi e della ricerca della massima condivisione possibile pare abbia dato i suoi frutti. Il numero dei vaccinati è incrementato significativamente e, con molta probabilità, crescerà ancora di più con i prossimi provvedimenti. Soprattutto, le nefaste conseguenze sanitarie causate dalla pandemia e dalle sue ultime varianti sono state drasticamente contenute.
Oltre alle ragioni già esposte, personalmente penso che se l’utilizzo del Green Pass ha sortito come effetto un incremento della popolazione vaccinata, questo già basta per darne un giudizio positivo, senza poi tornare sull’inconsistenza del ‘discrimine’ tra vaccinati e non. Che se c’era discriminazione era a scapito dei vaccinati!
Insomma, mi pare si sia segnato un altro punto, speriamo decisivo, nella battaglia più drammatica degli ultimi decenni, forse di sempre: quella contro il Covid. Un punto che ci dovrebbe riavvicinare ulteriormente alla libertà di una vita normale e serena.
Rimangono in campo le campagne pro vaccinazione del sindacato, la vigilanza perché siano mantenute le misure d sicurezza già messe in atto, la richiesta di tamponi o test salivari gratuiti almeno fino alla fine dello stato di emergenza, e la richiesta, se la comunità scientifica lo riterrà necessario, dell’obbligo vaccinale generalizzato”.