Un quarto di secolo di attività sindacale, per un comparto in costante cambiamento, in evoluzione continua anche dal punto di vista normativo, e dalle tutele spesso difficilmente esigibili, talvolta ancora tutte da inventare: in primavera compie 25 anni NIDIL-CGIL di Bergamo, il sindacato che rappresenta i lavoratori del settore atipico e interinale.
Risale all’aprile del 1999 l’apertura del primo sportello NIDIL a Bergamo. A distanza di tanti anni, ancora oggi la struttura CGIL prosegue l’opera di difesa dei dipendenti delle agenzie per il lavoro che prestano attività presso aziende utilizzatrici. NIDIL è anche impegnata a combattere l’utilizzo improprio dei rapporti di lavoro parasubordinato (co.co.co.) e autonomo, cioè collaborazioni occasionali, Partite IVA, collaborazioni sportive, tirocini extracurricolari.
L’anniversario offre l’opportunità di osservare le dinamiche di trasformazione del lavoro atipico negli ultimi tre decenni. Con i ricordi e le analisi dei sei sindacalisti che a Bergamo sono stati protagonisti dello sviluppo della categoria, ecco un bilancio delle sfide affrontate e degli obiettivi raggiunti (e qui la serie storica degli avviamenti al lavoro con contratti di somministrazione nella nostra provincia, e la media degli addetti di anni recenti).
Media addetti in somministrazione (solo comparti privati, esclusi agricoltura e settore pubblico, dati INPS)
Ivo Colleoni, 1999 – 2004
“Nella primavera del 1999 abbiamo aperto il primo sportello a tutela di questi lavoratori, proprio mentre iniziavano a diffondersi le prime agenzie interinali. Ai cosiddetti ‘somministrati’ veniva applicato di volta in volta il contratto nazionale a cui faceva riferimento l’azienda che li ‘utilizzava’. Ricordo un acceso dibattito in CGIL a Roma sull’opportunità di rivendicare un Contratto nazionale nuovo, specifico per la somministrazione, per coprire i periodi inattività tra la richiesta di un’azienda e l’altra. Sempre molto tesi erano a quell’epoca i rapporti con le agenzie, dirette di solito da giovani rampanti o da vecchi capi del personale. Questi ultimi, almeno, avevano un’idea di cosa fossero i contratti nazionali. Ricordo che la prima assemblea sindacale di lavoratori interinali dentro un’azienda è avvenuta alla ABB Sace. Lì si riuscì a raggiungere un primo rilevante accordo: per le nuove assunzioni, la priorità veniva data ai lavoratori delle agenzie. Per tutti l’aspirazione era di essere stabilizzati.
L’altra categoria che iniziavamo a tutelare era quella delle Partita Iva: c’era chi, correttamente, la apriva per operare da professionista, ma anche chi vi era costretto, malgrado l’uso apparisse del tutto improprio, come nel caso di un gruppo di ragazze restauratrici, in quel periodo impegnate nel restauro delle volte del porticato di piazza Pontida. Quando si rivolsero a noi, avevano compensi bassissimi, meno di quelli di un manovale. Un’importante vertenza collettiva di quei primi anni è stata quella dei collaboratori di Bergamo Sport, che faceva capo al Comune. Era il 2001, e in particolare per i lavoratori delle piscine Italcementi, tutti a Partita Iva, avevamo annunciato un presidio in costume da bagno e accappatoio davanti al municipio. Poco prima di scendere in piazza, però, si trovò un accordo. Assolutamente incontrollabile, all’epoca, era il comparto di negozi e bar, dove commessi e camerieri, operavano fra lavoro in nero e forte frammentazione di regole e orari. Si trattava di personale difficile da avvicinare. Un’ultima riflessione merita di essere fatta: prima di NIDIL avevo passato anni nel settore edile, a quell’epoca afflitto dal lavoro nero. Immaginavo che, con la diffusione delle agenzie, l’edilizia bergamasca avrebbe fatto ricorso ai contratti interinali meno tutelanti. Non è mai stato così”.
Mauro Rossi, 2005- 2011
“I primi anni in NIDIL per me coincidono con l’entrata in vigore della Legge 30 del 2003, la cosiddetta Legge Biagi, giustamente tanto contestata al tempo, ma a ben vedere, quanto meno sulla materia del lavoro in somministrazione, meno dannosa di normative successive, in particolare se si pensa al decreto Poletti sui contratti a termine che abolì le causali di utilizzo anche nella somministrazione. Con la vecchia normativa sulle causali eravamo più forti nel rivendicare, insieme alle categorie sindacali, le stabilizzazioni dei somministrati. Erano anche i primi tempi del primo vero rinnovo del Contratto nazionale specifico. Una delle vertenze simbolo sulla somministrazione, avviata da noi a Bergamo e diventata poi di rilievo nazionale, è stata quella contro l’Inps per il diritto all’assegno al nucleo famigliare pagato dalle agenzie ai lavoratori somministrati a tempo indeterminato durante i periodi di disponibilità (cioè quelli non lavorati). La vicenda è arrivata in Cassazione, ma alla fine abbiamo avuto quello che rivendicavamo. Ricordo, poi, molte vertenze nel settore metalmeccanico per far rispettare alle agenzie la contrattazione di secondo livello, poi con i somministrati della vecchia ASL e in Cascina Italia. Eravamo anche alle prese con i contratti a progetto, i co.co.pro, allora il secondo contratto più diffuso, con un boom di quelli ‘falsi’, nei servizi, nel terziario e nella logistica. Ricordo la vertenza contro la Cooperativa Isonzo che lavorava per DHL, partita dai nostri uffici e anch’essa diventata nazionale, che ha portato prima a smontare per via legale la certificazione di quei contratti operata dall'Università di Modena (ricordo l'incontro con il certificatore Professor Tiraboschi, allievo di Biagi) e poi alla stabilizzazione di diverse centinaia di persone in tutto il Nord, una cinquantina a Bergamo. Importante è stata anche la vertenza per la regolamentazione di compensi e diritti dei co.co.pro. di ABF impegnati sul servizio di lettorato per non vedenti”.
Giuseppe Errico, 2011 – 2015
“Quelli passati a NIDIL per me sono stati anni trascorsi a occuparmi di chi lavorava in para-subordinazione, diegli associati in partecipazione (a percentuale di vendita) e dei collaboratori a progetto. Abbiamo intrapreso numerose vertenze individuali per dimostrare la reale natura subordinata di molti rapporti di lavoro. Quando si riusciva a ottenerne il riconoscimento, in tribunale o più spesso in conciliazione, si conquistava la tutela del CCNL di riferimento, con differenze retributive notevoli, tredicesime, TFR, molto denaro recuperato dai lavoratori. A distanza di anni, ricordo il presidio in accappatoio e costume da bagno che non si era svolto nei primi anni Duemila, ma alla fine tenuto da noi, per uno sciopero dei collaboratori sportivi delle piscine Italcementi, con una partecipazione vivace. Buoni risultati abbiamo avuto anche nella fase conclusiva della vertenza di Cascina Italia: si riuscì a trasformare 35 somministrati in dipendenti diretti. In quel periodo in CGIL abbiamo strutturato in maniera organica l’assistenza alle Partite Iva. Molti venivano a chiedere informazioni sull’opportunità o meno di aprirla, perché in numerosi ambiti lavorativi veniva impropriamente richiesta. Si cominciò a chiederci di tenerne la contabilità”.
Marco Toscano, 2015 – 2019
“Al momento della mia elezione, nel luglio del 2015, la forma più diffusa di lavoro ‘atipico’, oltre alla somministrazione, era ancora quella delle collaborazioni a progetto. Da allora la normativa è stata ritoccata più volte. Uno dei decreti collegati al Jobs Act ha determinato proprio la scomparsa di quel tipo di collaborazioni dal gennaio 2016. Non si è trattato di un cambiamento di poco conto: a Bergamo gli avviamenti di contratti parasubordinati, quindi principalmente di contratti a progetto e co.co.co., oscillavano tra i 6.702 del 2014 e i 3.812 del 2016. Il 2017 è stato l’anno dello Statuto del ‘lavoro autonomo’ (L. 81/2017), con cui si sono delineate le prime protezioni per autonomi e collaboratori coordinati e continuativi: una su tutte la conferma definitiva della Dis.Coll., l’indennità di disoccupazione. L’anno successivo è stata la volta del Decreto Dignità, intervenuto sul tempo determinato (causali e durata massima) includendo anche la somministrazione. In quegli anni si parlava con più insistenza anche del ‘popolo delle Partite Iva’, soprattutto giovani spesso quasi obbligati a svolgere attività come liberi professionisti. Ricordo l’aumento di persone che si rivolgevano a noi per avere informazioni. Appariva chiaro come quella dinamica celasse un cambiamento nel mercato del lavoro. Da un lato si trattava di ‘nuove professioni’, soprattutto nel campo ICT, ma dall’altro di ‘finto lavoro autonomo’, ovvero di persone che operavano con tutte le caratteristiche del lavoro subordinato, ma che a fine mese anziché ricevere una busta paga emettevano fattura. Significativa è stata l’azione condotta con FP-CGIL nella sanità privata, che ha portato tra il 2015 e il 2016 alla stabilizzazione di centinaia di persone, tra cui infermieri e fisioterapisti. C’è un’iniziativa poi che ha reso evidente la necessità di costruire una rappresentanza delle Partite IVA partendo dalle loro necessità - spesso inedite per noi - come, ad esempio, quella di un luogo in cui lavorare. A quel periodo, infatti, risale il nostro impegno per la costituzione di spazi di coworking (la rete P@sswork) che ci ha visto a fianco di realtà come Acli, Cooperativa Aeper, Patronato San Vincenzo, Imprese e Territorio”.
Paola Redondi, 2019 - 2023
“Il ricordo del mio primo anno alla guida di NIDIL si intreccia con i primi mesi della pandemia. Lavoratori autonomi e collaboratori da un giorno all'altro si sono trovati sospesi dal lavoro senza un adeguato ammortizzatore sociale. NIDIL ha da subito esercitato pressioni sul governo e ha ottenuto misure straordinarie. La presenza del sindacato nel fondo bilaterale ha anche permesso di attivare tempestivamente gli strumenti a sostegno del reddito. Proprio in pandemia, la mobilitazione del settore dello spettacolo ha portato a iniziali forme di rappresentanza nel comparto. Oggi se ne vedono i frutti: a dicembre è stato sottoscritto il primo Contratto nazionale di attori e attrici. Altra categoria di cui ci siamo occupati di frequente è quella dei rider, a cui in pandemia abbiamo distribuito dispositivi di protezione anche grazie al Comune di Bergamo. L'assenza di tutele nel loro caso è stata affrontata con una vertenza nazionale che nei tribunali di Firenze, Bologna, Milano e Palermo ha ripetutamente condannato le società di delivery al riconoscimento del diritto alla sicurezza e di tutele retributive, assicurative e previdenziali.
In generale, la continuità della nostra presenza in provincia ha portato a un'importante crescita del numero di iscritti e all'elezione dei primi rappresentanti dei lavoratori in somministrazione a livello aziendale, impegnati per la continuità occupazionale e la parità di trattamento. Se un lavoratore in somministrazione di norma percepisce lo stesso salario del collega dipendente diretto, infatti, nei periodi di sospensione ha una retribuzione che scende a 800 euro lordi. A Bergamo è così per un numero consistente di persone: le aziende bergamasche fanno ricorso alla somministrazione in misura maggiore rispetto alla media italiana e lombarda (nella nostra provincia secondo l’INPS il 20,9% delle assunzioni nel primo semestre 2023 è stato in somministrazione, l’11,9% nello stesso periodo a livello nazionale)”.
Francesco Chiesa, 2023
“Proprio come i miei predecessori, anche io sto affrontando novità normative e contrattuali che di continuo, come nel passato, modificano i contorni del comparto. Uno dei primi cambiamenti normativi che ho affrontato è la nuova riforma dello sport, entrata in vigore a luglio e che per i collaboratori sportivi ha significato per la prima volta di essere riconosciuti – almeno simbolicamente – come veri e propri lavoratori, e non più come semplici volontari con rimborso spese. Restano tutt’ora senza tutele, ma con primi riconoscimenti dal punto di vista contributivo e di rapporto con le società sportive.
In generale, per tutti, dai somministrati, ai collaboratori, agli autonomi, la sfida principale ora è quella di conseguire consapevolezza collettiva, al di là delle singole vertenze individuali. Da un’epoca in cui le modifiche normative sono state sempre e solo subite da queste categorie, lavoriamo per fare in modo che collettivamente si trovino rivendicazioni e mobilitazioni comuni. Per la somministrazione, questo significa anche impegnarsi per rinnovare il Contratto nazionale che attualmente è scaduto nel 2022 e per il quale il tavolo di trattativa è stato di recente interrotto da parte delle agenzie. Riguarda una platea di lavoratori anche numericamente rilevante: con questa tipologia contrattuale, infatti, sono occupate nella nostra provincia circa 18.700 persone (settore privato e pubblico), secondo l’ultimo dato INAIL del 2022. SI tratta di un numero molto elevato, rispetto al dato storico, perché le agenzie hanno giocato un ruolo fondamentale a partire dal periodo post-Covid, quando le aziende si sono mostrate più caute nell’assumere direttamente. Questa tendenza negli ultimi mesi del 2023 è apparsa in calo, sia per un incremento di stabilizzazioni ma anche per un rallentamento generalizzato dell’economia”.