Liste d’attesa infinite e un progressivo smantellamento della medicina territoriale, lo sbilanciamento verso un privato sempre più finalizzato solo ad una logica di profitto e l’incapacità di garantire azioni di prevenzione (ad esempio in tema di sicurezza sul lavoro), spese impazzite con i “medici gettonisti” e nessun governo delle rette nelle RSA, oltre al peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari: le scelte politiche sbagliate di Regione Lombardia negli ultimi trent’anni hanno prodotto conseguenze negative dal forte impatto per tutti i cittadini.
Ne sono convinte ACLI, ARCI, CGIL e Medicina Democratica di Bergamo che venerdì 13 ottobre hanno svolto un presidio di protesta davanti alla sede provinciale di Regione Lombardia in via XX Settembre 18 a Bergamo, nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Promotore del Referendum sulla sanità in Regione Lombardia.
La pandemia non ha insegnato nulla a chi governa questa Regione. Per garantire il diritto costituzionale alla salute a tutte le persone, il Comitato ha chiesto di dare la parola ai cittadini lombardi attraverso lo strumento democratico del referendum. “La maggioranza del Consiglio Regionale ha deciso di negare questa possibilità impedendo il proseguo dell’iter. Per questo ricorreremo al Tribunale Amministrativo” si legge in una nota dello stesso Comitato. “Non per questo ci fermiamo nel porre all’attenzione di tutti e tutte i seguenti dieci obiettivi basilari”.
Le proposte immediate
-Attuare un centro di prenotazione davvero unico e pubblico per tutte le strutture pubbliche e private accreditate, accessibile a tutti, agende per le prenotazioni sempre aperte, dati sulle liste d’attesa e bilanci resi pubblici da tutti gli enti accreditati.
-Attuare le norme esistenti che garantiscono ai cittadini le prestazioni nei tempi prescritti dai medici di medicina generale riducendo gradualmente le prestazioni in libera professione.
Le proposte a seguire
-Riaffermare, anche attraverso modifiche normative e una diversa distribuzione delle risorse, la centralità e il valore della sanità pubblica della Lombardia.
-Introdurre una programmazione socio sanitaria regionale basata sull’analisi dei bisogni, con obiettivi di salute collettiva verificabili periodicamente attraverso dei dati epidemiologici e capace di garantire adeguatezza ed efficacia della spesa sanitaria.
-Ridefinire i criteri di accreditamento in relazione ai reali bisogni dei cittadini.
-Attuare una vera integrazione fra ospedale, territorio e politiche sociali per non lasciare soli i cittadini a partire dai più fragili e vulnerabili.
-Migliorare le condizioni lavorative degli operatori socio-sanitari, integrare i medici di medicina generale nei servizi pubblici riconoscendo a tutti risorse e stipendi adeguati, evitando fenomeni di dumping contrattuale.
-Attuare le previsioni del PNRR realizzando vere Case di Comunità e Ospedali di Comunità in grado di essere punto di riferimento per la presa in carico dei bisogni complessivi delle persone con integrazione tra servizi sanitari e sociali.
-Rivedere le regole di autorizzazione delle RSA (Residenze Sanitarie Assistite) garantendo qualità di assistenza e di vita agli ospiti, lavoro sicuro e di qualità per i lavoratori, una maggiore partecipazione nelle rette da parte del SSN e un maggiore coinvolgimento della Regione nel funzionamento delle strutture, giusta retribuzione per i dipendenti.
-Potenziare la filiera dei servizi domiciliari favorendo la cura delle persone presso il proprio domicilio.
“Regione Lombardia deve farsi promotrice nei confronti del Governo per il potenziamento delle risorse del Fondo sanitario nazionale e per il rinnovo dei Contratti collettivi di lavoro. Con questi obiettivi la nostra mobilitazione prosegue per il diritto alla salute di tutte e tutti” conclude la nota.