Fino ai cancelli esterni della Fiera di Rho, dove è in corso il Salone Internazionale del Mobile di Milano, è arrivata venerdì 21 aprile la protesta dei lavoratori del comparto del legno e dell’arredo. Nel giorno dello sciopero nazionale di 8 ore proclamato da FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL, i sindacati di Bergamo e una delegazione di lavoratori hanno raggiunto il capoluogo lombardo per unirsi alla manifestazione e chiedere a gran voce il rinnovo del Contratto nazionale di settore.
Prima di partire alla volta di Milano su due bus, all’alba i sindacati provinciali hanno tenuto un presidio davanti alla Scaglia Indeva Spa di Brembilla.
Nella nostra provincia il settore impiega complessivamente circa 4.000 addetti.
Ecco di seguito i dati dell’adesione allo sciopero nelle più significative aziende del comparto provinciale:
Gruppo Ferretti Riva di Sarnico 85% dell’organico
Minelli di Zogno 80%
Technology di Foppapedretti di Bolgare 80%
Plebani Cucine di Romano di Lombardia 50%
Effegi Pallet di Brembate Sopra 50%
Crotti di Osio Sopra 30%
Eurolaser di Romano Di Lombardia 30%
Le motivazioni della protesta
Dal 2016 il Contratto di legno e arredo, firmato anche da Federlegno, stabilisce un recupero dell’inflazione che ha portato aumenti economici migliori rispetto alla media (dati Istat). Federlegno, però, ora chiede che il contratto venga bloccato per un anno, negando ai lavoratori anche ogni miglioramento su orario, diritti e tutele. I sindacati di categoria accusano la controparte di “fare carta straccia dell’accordo firmato, che conteneva un meccanismo di recupero dell’inflazione reale, e di non volere riconoscere la rivalutazione per il 2022, che corrisponde a circa 130 euro al mese di aumento della paga base”. Con la prima proposta di Federlegno, infatti, l’aumento legato al recupero della sola inflazione sarebbe di poco sopra i 63 euro.
“Non si può chiedere di applicare le regole solo quando fa comodo. Ora che l’inflazione è alta le imprese devono riconoscere quanto ci è dovuto” avevano dichiarato, alla vigilia dello sciopero, i segretari provinciali Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus, rispettivamente segretari di FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL di Bergamo. “Servono aumenti retributivi per tutelare il potere d’acquisto, meno ore di lavoro a pari retribuzione, maggiore formazione per gli operai e per gli impiegati di un settore che resta all’avanguardia in Italia”.
“Ai clienti provenienti da tutto il mondo spieghiamo che i mobili italiani sono fabbricati grazie al sapere, alle conoscenze e alle competenze dei lavoratori che fanno però fatica a raggiungere uno stipendio di 1.300 euro al mese” si legge in una nota delle tre sigle sindacali regionali. “Il settore nel 2021 è cresciuto del 25,5%, del 12,6% nel 2022. Sono attive 68mila imprese - pari al 14,9% del totale manifatturiero e 298mila addetti - pari all’8% del totale, un fatturato alla produzione di 56,5 miliardi di euro. A fronte di questi straordinari numeri Federlegno propone una perdita del potere di acquisto dei salari di - 52,88%. Proposta inaccettabile”.