È passato più di un mese dal giorno del presidio a cui hanno partecipato oltre cento lavoratori di ABF, l’Azienda Bergamasca Formazione, riuniti di fronte alla Prefettura di via Tasso a Bergamo. Eppure nella vertenza aperta ormai dalla scorsa estate non si profila alcun progresso significativo.
In ABF lavorano circa 340 persone. Lo scorso luglio l’azienda ha preso unilateralmente la decisione di rivedere il Fondo del salario accessorio e di non liquidare per intero il Premio dovuto per l’anno scolastico 2021-22, rimettendo in discussione il Contratto decentrato del novembre 2021. In generale, negli ultimi nove mesi si è assistito al progressivo peggioramento delle relazioni sindacali a seguito dell’insediamento della nuova dirigenza di Maurizio Betelli.
Dall’ultima protesta, tra le parti si sono svolti due nuovi incontri, il secondo dei quali in Provincia di Bergamo, alla presenza del segretario generale Immacolata Gravallese.
“Le criticità che ci avevano fatto aprire lo stato di agitazione sono ancora tutte lì: chiediamo la conferma della validità degli accordi in essere, lo stop alla decurtazione del fondo delle risorse decentrate, un’inversione di tendenza nel ricorso a contratti co.co.co. e maggiore trasparenza all’interno dell’azienda” hanno dichiarato Paolo Agape di FP-CGIL e Fabio D’Aniello di CISL-FP di Bergamo.
Di questi temi si è discusso anche durante l’ultima sessione del consiglio provinciale del 19 dicembre: “In quella sede la Presidenza e la Direzione generale di ABF sono state oggetto di significative osservazioni da parte di alcuni consiglieri provinciali” proseguono i due sindacalisti. “Al centro degli interventi ci sono state due richieste: la prima è quella di maggiore trasparenza e comunicazione delle scelte della Direzione generale. Al riguardo, sono state considerate significative la mancata comunicazione alla Provincia del pur legittimo aumento dei compensi del Cda il giorno dopo le dimissioni di Gianfranco Gafforelli, ma anche la mancata informazione rispetto alla nomina di nuove posizioni organizzative. La seconda richiesta che arriva dal Consiglio provinciale è quella di chiudere quanto prima la vertenza in atto con le rappresentanze sindacali, anche e soprattutto per il danno d’immagine che potrebbe ingenerare il suo perdurare” aggiungono Agape e D’Aniello.
Per il 10 gennaio è in programma un nuovo confronto fra le parti. “In vista di quell’incontro, come FP-CGIL e CISL-FP e per conto dei delegati delle RSU, sottolineiamo che lo stato di agitazione resta ancora pienamente in essere. Che ABF sostenga il contrario, come ha fatto di recente di fronte ai rappresentanti della Provincia, per noi è incomprensibile e anche poco rispettoso nei confronti dell’istituzione uditrice, oltre che dei delegati RSU (finendo per screditare di fatto le componenti sindacali). Davanti a tali atteggiamenti, che ben descrivono i rapporti esistenti da mesi all’interno dell’azienda, precisiamo che la disponibilità a sospendere - non chiudere - lo stato di agitazione risulta legata necessariamente a un effettivo progresso nella gestione delle relazioni sindacali da parte della Direzione generale. Questione ancora più importante, è la necessità che la Direzione ci comunichi quali intenzioni abbia rispetto ai temi oggetto dell’agitazione, come più volte richiesto e mai avvenuto. Tale condizione è imprescindibile per poter intavolare corrette relazioni sindacali e, quindi, far rientrare nella normalità l’interlocuzione con ABF”.