Uno sguardo sull’andamento dell’occupazione provinciale, con le previsioni sui nuovi ingressi e le sfide per il reperimento di personale professionalizzato, ma anche sulle tendenze al ricorso all’ammortizzazione sociale con un occhio agli altri indicatori economici: come di consueto, la banca dati Ires Morosini - CGIL di Bergamo fotografa la situazione congiunturale attraverso una lente tutta locale. Di seguito forniamo l’ultimo aggiornamento, riunendo i dati più recenti, riferiti al secondo trimestre del 2022.
Partiamo dall’occupazione. Risultati positivi si registrano, come in altri territori, anche per la provincia di Bergamo, almeno per quanto riguarda la crescita del numero degli addetti privati rilevata dalla Camera di commercio. Nel secondo trimestre 2022 questa categoria di occupati è cresciuta infatti fino a 409.900 addetti, quasi 19mila in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+4,8%), poco più di 1.600 (+0,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno pre-Covid (II trimestre 2019). In base ai risultati dell’indagine congiunturale realizzata da Unioncamere Lombardia e riferiti alla bergamasca, il numero di addetti dell’industria rilevati a saldo (entrate – uscite) tra l’inizio e la fine del II trimestre risulta in crescita dello 0,5%. Il risultato è positivo anche per le imprese artigiane del comparto (+0,4%), per il settore dei servizi (+0,5%) e soprattutto per il commercio (+1%). Relativamente alle previsioni per i nuovi ingressi, secondo l’indagine Excelsior di Unioncamere i lavoratori previsti in entrata dalle imprese della bergamasca nel periodo agosto-ottobre 2022 sono pari a 29.000, circa 3mila in più di quanto previsto per il trimestre precedente (luglio-settembre). Si confermano, intanto, le difficoltà delle aziende nel reperire personale professionalizzato. A tale proposito, dati non congiunturali - si tratta degli indicatori Bes elaborati dall’Istat - mostrano come nella bergamasca il tasso di persone con età compresa tra 25 e 64 anni in possesso di almeno il diploma (51,4%) e quello relativo ai giovani laureati con età compresa tra 25 e 39 anni (22,6%) presentino nel 2020 valori piuttosto bassi al confronto con la media lombarda (65,6%, 33,2%) e nazionale (62,9%, 28,3%).
Cresce il numero di addetti, ma con salari che restano spesso bassi. Di “lenta crescita delle retribuzioni” parla Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo, che così commenta i dati congiunturali. “Sull’aumento pressoché impercettibile degli stipendi incide anche il fatto che, al 30 giugno 2022, per circa 6,4 milioni di lavoratori in Italia il Contratto collettivo nazionale di lavoro risulta scaduto e in attesa di rinnovo. Peraltro, nell’ultimo periodo (giugno 22 – giugno 21) il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto è cresciuto ulteriormente, da 28,1 a 30,7 mesi. Anche in conseguenza di questi fenomeni, secondo l’Istat, Il divario tra la dinamica delle variazioni dei prezzi e quella delle variazioni delle retribuzioni contrattuali, nella media dei primi sei mesi dell’anno, arriva a quasi sei punti percentuali”.
Al capitolo dedicato all’ammortizzazione sociale, le rilevazioni segnalano che a luglio le ore autorizzate di Cassa integrazione (648.706) sono aumentate considerevolmente rispetto a giugno (193.445, +235,3%).
“Si tratta di un aumento consistente, tuttavia riferito alla sola Cassa integrazione ordinaria, cioè l’ammortizzatore sociale concesso per situazioni momentanee e non strutturali di difficoltà” puntualizza il segretario Peracchi. “Inoltre, come spesso accade, per una parte delle nuove ore autorizzate potrebbe trattarsi di una richiesta ‘precauzionale’ da parte delle aziende, alle prese con prospettive d’intervento molto incerte. Tuttavia, per il periodo autunnale la dinamica della crisi legata all’aumento dei prezzi energetici lascia ipotizzare un ulteriore aumento delle ore autorizzate. La tendenza non promette nulla di buono e ci preoccupa in maniera seria. La priorità deve essere quella di scongiurare il fermo della produzione o addirittura la scomparsa di realtà produttive del territorio. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un posto di lavoro”.
Per quanto riguarda altri indicatori economici rilevati nel nostro territorio, nel secondo trimestre la produzione manifatturiera ha registrato un’ulteriore significativa crescita (a livello tendenziale: +6,4% per le imprese, +6,8% per le artigiane), sebbene in fase di progressiva riduzione nel corso dell’ultimo anno. Peraltro, gli incrementi rilevati nella bergamasca risultano inferiori alla media regionale, che nel periodo considerato si è segnalata per un +7,4% dell’industria e un +8,7% dell’artigianato. A preoccupare, sono soprattutto le aspettative delle imprese per il futuro: per i prossimi mesi è infatti previsto un andamento decisamente più negativo per la produzione, la domanda interna ed estera.
Nel I trimestre 2022 (dunque qui il periodo di tempo di riferimento è diverso dagli altri dati forniti), le esportazioni bergamasche hanno raggiunto un valore positivo (4.753 milioni di euro) in crescita del 19,4% su base annuale (era il 10% al IV trimestre 2021). Le importazioni sono aumentate invece del 40,9% (41,8% al IV trimestre 2021). Si tratta di prestazioni ancora molto positive che vanno messe in relazione soprattutto con gli effetti del rimbalzo dell’economia successivo ai lunghi periodi di restrizioni causate dal Covid-19, effetti che occorrerà valutare anche alla luce della nuova evoluzione della pandemia, delle problematiche che riguardano il conflitto in Ucraina, dei prezzi delle materie prime e della conseguente impennata dell’inflazione.