Una modifica sostanziale del decreto del governo sulla scuola, lo stralcio di tutte le parti che sono oggetto di contrattazione, più risorse per il contratto nazionale, un nuovo percorso di abilitazione e stabilizzazione del rapporto di lavoro dei precari con 36 mesi di servizio: sono queste le richieste dei sindacati del mondo della conoscenza alla vigilia della mobilitazione di lunedì. Per il 30 maggio, infatti, FLC-CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams hanno proclamato uno sciopero contro i contenuti del decreto legge 36 del 30 aprile (entrato in vigore il 1° maggio).
Il provvedimento, che contiene “misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, ha rilevanti ricadute su tutti i settori della conoscenza e in particolare sulla scuola con la riforma del sistema di reclutamento e con l’introduzione per legge di meccanismi di incentivazione salariale ampiamenti contestati dai sindacati di categoria.
Nel merito il decreto, all’art. 44, “introduce per legge la valutazione degli insegnanti basata su un percorso di formazione triennale (con valutazioni intermedie e finali) fuori dall’orario di servizio, con ore aggiuntive, e solo per il personale di ruolo (esclusi migliaia di precari)”, riferisce una nota della FLC-CGIL. Inoltre, nel decreto si interviene sul nuovo sistema di reclutamento con un percorso che la FLC definisce “infinito, con svariate prove che si ripetono, concorso, test finale, crediti formativi e tirocini a carico dei concorrenti. Ovviamente, anche questo, deciso senza alcun confronto con le parti sociali”.
“Abbiamo avviato lo scorso anno un confronto col ministero che ci ha portato a condividere un percorso, nell’ambito del quale abbiamo sottoscritto un patto – hanno ricordato le segreterie nazionali delle sigle coinvolte –ma gli impegni assunti dal ministro dell’Istruzione sono rimasti in gran parte lettera morta. Soprattutto non si è dato seguito all’impegno di attivare un confronto costante e approfondito sui progetti di innovazione, a partire dal reclutamento: si sono invece susseguite decisioni unilaterali del governo, da ultimo col decreto legge 36, che oltretutto invade pesantemente il campo della contrattazione”.
La parte relativa alla formazione, in particolare, proprio non piace ai sindacati: “Abbiamo chiesto che venga stralciata e rimessa al tavolo della trattativa. È indubbio che possa essere utile un grande piano di formazione e aggiornamento, ma quanto previsto nel decreto non va nella direzione giusta. La CGIL chiede che si valorizzi il protagonismo delle scuole” ha spiegato Fabio Cubito, segretario generale della FLC-CGIL di Bergamo. “Risultano, inoltre, inadeguate le risorse attualmente disponibili per il rinnovo del contratto. Il nostro settore registra un divario davvero ampio rispetto ad altri settori del pubblico impiego”.
Rispetto alle modalità di trattamento riservate ai precari, poi, Cubito sottolinea come “si continui a non valorizzare per nulla il loro lavoro. Mancano percorsi chiari per abilitarsi, e sono poche le opportunità di stabilizzazione. Per queste ragioni lunedì il nostro comparto sarà in sciopero. Sulla scuola si finisce per intervenire sempre e solo per decreto, escludendo ogni confronto vero. Ora non è detto che la mobilitazione si fermi lì: potremmo andare avanti fino a quando il Governo non mostrerà l’intenzione concreta di ascoltarci”.