Sulla mancanza di personale nel settore della ristorazione e del turismo e, in particolare, sulle ragioni individuate da Confcommercio nazionale - e provinciale- per tentare di spiegare il fenomeno, interviene Mario Colleoni, segretario generale della FILCAMS-CGIL di Bergamo e della segreteria regionale di categoria.
“Le ragioni della carenza di lavoratori nel nostro comparto sono molteplici e complesse. Collegarle sempre e comunque all’esistenza del reddito di cittadinanza è fuorviante, semplicistico, e di certo non aiuta a capire la situazione. In una società normale, a nessuno verrebbe in mente di sostenere che un contributo di 500 euro (quello fornito dal reddito di cittadinanza, appunto) possa rappresentare un problema per chi cerca personale. Se chi assume retribuisse i propri dipendenti con stipendi adeguati, le buste paga non sarebbero certo in concorrenza con il reddito di cittadinanza. In un Paese dove a crescere è stato quasi unicamente il lavoro povero, c’è qualcuno che ancora oggi riesce a credere che il problema sia il reddito di cittadinanza.
I problemi stanno, invece, altrove. La realtà ci dice che, soprattutto in alcuni settori, il blocco dei salari e la flessibilità estrema hanno reso i lavoratori sempre più ricattabili e fragili. Una falsa narrazione - che semplicemente sposta l’attenzione dai reali problemi vissuti nel settore - non affronta il tema più profondo del perché, rispetto al passato, un crescente numero di giovani e meno giovani ci pensano bene prima di valutare una carriera lavorativa di questo genere. Perché l’appeal di ristorazione e turismo è diminuito?
C’è la necessità di lavorare per trovare soluzioni con determinazione, senza banalizzazioni, né semplificazioni. Parti sociali, istituzioni e politica, devono operare in questa direzione, cercando di evitare proposte inadeguate, come quella fatta dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che mira a reintrodurre i voucher. Non serve una politica di questa natura, né tanto meno la reintroduzione di strumenti che alimentino irregolarità, lavoro nero e precarietà. Soltanto con una visione che punti a valorizzare il settore anche tramite un’occupazione qualificata, regolare e stabile è possibile rilanciare il turismo e, insieme, tutto il suo indotto”.