Rabbia e sconcerto per la morte di un ragazzo di ventun’anni sulle strade bergamasche mentre svolgeva il proprio lavoro di portalettere.
L’ennesima giovane vittima sul lavoro che non può e non ci deve lasciare indifferenti. Spesso in un’azienda come Poste Italiane i precari, e non solo, sono sistematicamente sotto pressione e sempre sul limite del rispetto delle regole pur di assicurare tempi e quantità nella consegna della corrispondenza, e magari garantirsi una trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro, ingraziandosi i capi dando di più.
SLC CGIL è anni che sostiene la necessità di garantire modalità di lavoro che non mettano, specie nel recapito, a rischio i dipendenti, richiamando la società ed anche i lavoratori al rispetto rigido delle norme di sicurezza.
Come è altrettanto vero che SLC sta chiedendo da anni il riconoscimento quale lavoro usurante della mansione di portalettere, esposto costantemente ai rischi della viabilità, della qualità dei mezzi meccanici, alle intemperie e ad un ciclo di lavoro spesso soffocante. Purtroppo poi, troppo frequentemente, questo tipo di incidenti non vengono considerati morti sul lavoro, con tutte le garanzie del caso, ma vittime incidenti stradali.
È un fatto anomalo, visto che il tragitto della consegna della posta è parte assolutamente integrante della routine lavorativa.
Sono solo alcune considerazioni che non cancellano il dramma della morte di Francesco, collega e portalettere di Brusaporto, dei suoi familiari e di tutta la comunità del suo paese, al quale ci stringiamo con affetto e mettendo a disposizione il nostro fare sindacale perché quanto accaduto non abbia mai più a ripetersi.