In pieno periodo di vendemmia e di raccolta di frutta e verdura, anche nei campi agricoli potrebbe avere un impatto significativo l’entrata in vigore, venerdì, dell’obbligo di Green pass per chi lavora. Quello agricolo e dell’allevamento è un settore che impiega manodopera principalmente straniera: a livello nazionale il direttore generale di Confagricoltura, Francesco Postorino, ha stimato che gli addetti stranieri siano circa 390.000, di cui il 60% extra-Ue.
Tra loro un alto numero non sarebbe vaccinato o lo è stato con vaccini non riconosciuti, come il russo Sputnik e il cinese Sinovac. Circa un terzo del totale potrebbe non essere in regola con il pass.
“Non abbiamo numeri certi sulla diffusione e sulla qualità della copertura vaccinale del comparto in provincia di Bergamo ma è presumibile che per motivi legati a lingua, cultura e piena comprensione delle condizioni applicate in Italia dal 15 ottobre potrebbero emergere diverse criticità anche in questo settore” ha spiegato oggi Valentino Rottigni della FLAI-CGIL provinciale. “L’agricoltura bergamasca, però, pur condividendo con il resto d’Italia l’elevata presenza di lavoratori stranieri impiegati ‘stagionalmente’, registra un elevato livello di stabilità residenziale, cioè nella maggior parte dei casi questi lavoratori risiedono stabilmente sul nostro territorio”.
Rispetto all’allarme lanciato dal direttore generale di Confagricoltura, il sindacalista CGIL puntualizza: “Dispiace leggere dalle pagine dei giornali che la preoccupazione delle organizzazioni datoriali agricole si concentri sulle necessità di ‘non mettere a rischio i raccolti’. Crediamo sia importante ribadire che la volontà legislativa del Governo e i protocolli sottoscritti in questi mesi difficili dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali hanno sempre avuto come priorità la tutela e l’allargamento delle protezioni della salute e sicurezza dei cittadini tutti. Il problema da risolvere è quindi come garantire a tutti la possibilità di lavorare in sicurezza e attraverso il lavoro sicuro garantire la piena operatività delle imprese. Questo è stato lo spirito che ha animato la legislazione fin da inizio pandemia. Questo è lo spirito che ci ha visto in prima linea da subito come organizzazioni sindacali a richiedere garanzie e procedure di tutela del lavoratore”.
“A questo proposito riteniamo che operazioni quali la proroga dei permessi di soggiorno scaduti così come la definizione di flussi per nuove quote di lavoratori stranieri (nella nostra provincia la procedura per la regolarizzazione in agricoltura ha registrato numeri insignificanti e chissà quando troveranno risposta le pur poche richieste presentate) vadano analizzate e affrontate anche al di là del momento particolare della pandemia. Occorre invece articolare una valutazione più ampia sulle necessità occupazionali del settore e sugli strumenti per reperire la manodopera necessaria. Per la verità gli strumenti esisterebbero già per legge, nell’istituzione delle Cabine di Regia della Rete Territoriale del Lavoro Agricolo di Qualità, ad oggi inesistenti su quasi tutto il territorio nazionale (nonostante la Legge 199/2016 le preveda). Lo strumento della Cabina avrebbe, tra le altre, anche la funzione di indagare il tessuto produttivo e le necessità occupazionali specifiche. Appare, tuttavia, più semplice lamentare i problemi piuttosto che lavorare per tempo per sviluppare soluzioni”.