È in corso anche a Bergamo il referendum online con cui FP-CGIL, UIL-PA e USB PI chiedono ai lavoratori di esprimersi sulla pre-intesa contrattuale separata raggiunta da altre sigle sindacali per il rinnovo del Contratto nazionale delle Funzioni Centrali. È coinvolto nella consultazione il personale di diversi luoghi di lavoro pubblici tra cui Tribunale, Procura, Questura, Prefettura, Inps, Inail, Ispettorato Territoriale del Lavoro, Dogane, Agenzia delle Entrate, Motorizzazione civile, ACI, Archivio di Stato.
FP-CGIL, UIL-PA e USB PI non condividono i contenuti della pre-intesa separata, che infatti non hanno sottoscritto. Invitano ora lavoratrici e lavoratori a far sentire la loro voce di dissenso partecipando alla consultazione: “Quella pre-intesa è stata siglata solo dal 53% delle sigle rappresentative. Permette di recuperare appena il 6% di un'inflazione che nel 2022/24 ha raggiunto il 16,5%. Con questo contratto dovevamo adeguare i salari al costo della vita, reperire risorse e sbloccare la contrattazione decentrata e per la valorizzazione professionale”, si legge nell’appello della consultazione.
Le lavoratrici e i lavoratori delle amministrazioni centrali dello Stato possono esprimere il loro voto sulla piattaforma www.votofc.org fino al 31 dicembre (termine prorogato rispetto alla prima scadenza). A Bergamo hanno diritto a votare circa 1.500 lavoratori, in Lombardia circa 17.000.
“Di fronte a un contratto ‘a perdere’ pensiamo sia necessario far esprimere le lavoratrici e i lavoratori. La pre-intesa contrattuale che abbiamo deciso di non firmare prevede, infatti, un aumento salariale insufficiente e ingiusto rispetto al lavoro svolto tra mille difficoltà per garantire diritti di cittadinanza” ha dichiarato Leopoldo Chiummo, segretario della FP-CGIL di Bergamo. “Questo contratto non produce avanzamenti in termini di valorizzazione professionale, né migliora le condizioni lavorative. Facciamo appello a tutte le lavoratrici e i lavoratori affinché partecipino e facciano sentire la loro voce”.
“È fondamentale che anche le lavoratrici e i lavoratori della bergamasca votino NO, perché questa pre-intesa non riconosce il valore del loro lavoro né garantisce un futuro dignitoso e la qualità dei servizi erogati. Rifiutare questo accordo significa chiedere con forza un contratto equo e giusto che, con più stanziamenti, tuteli il potere d'acquisto dei salari e operi una migliore e più funzionale organizzazione del lavoro. È questo un passaggio di democrazia diretta, anche per ribadire la centralità del lavoro pubblico nella costruzione di una società più giusta e solidale. Le sfide che affrontano le amministrazioni centrali, anche a Bergamo, sono complesse e richiedono risposte concrete”.