Produzione ferma, il 16 luglio, alla Neodecortech di Filago durante il secondo turno di lavoro con un’adesione allo sciopero vicina al 100% fra gli operai, e braccia incrociate per il 95% degli addetti dei reparti di impregnazione e stampa anche in mattinata, all’avvio del primo turno: è una mobilitazione pienamente riuscita quella proclamata da SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL per rivendicare il rinnovo del premio di risultato. Nell’azienda, che occupa circa 190 persone specializzate nella realizzazione di prodotti di carta decorativa, lo sciopero arriva dopo che il 3 giugno era partito uno stato di agitazione con il blocco degli straordinari.
“L’adesione è stata molto alta, ce lo aspettavamo, vista la partecipazione alle ultime assemblee” hanno commentato Tobia Perini di SLC-CGIL, Giuseppe Autiero di FISTEL-CISL e Bruno Locatelli di UILCOM-UIL di Bergamo. “Con percentuali del genere, ora auspichiamo che la direzione aziendale si renderà disponibile a riaprire il confronto, interrotto lo scorso 30 maggio. In caso contrario, convocheremo per la prossima settimana un’altra tornata di assemblee in cui si deciderà con i lavoratori come proseguire la mobilitazione”.
Le organizzazioni sindacali avevano iniziato già nel dicembre del 2023 a richiedere un confronto con la direzione per discutere del rinnovo triennale del premio. L’azienda aveva fissato un primo incontro per lo scorso marzo, cioè a distanza di tre mesi dalla richiesta. In quell’occasione erano stati forniti ai sindacati alcuni dati sull’andamento del sito produttivo, che sono stati la base della formulazione, insieme ai delegati Rsu, della proposta di rinnovo.
“Poi, però, nel successivo confronto di aprile ci è stato comunicato che quei dati erano completamente errati, e che dunque c’era meno margine di discussione per il rinnovo del premio” hanno puntualizzato i tre sindacalisti. “Questo ha portato un certo risentimento tra i dipendenti. Inoltre, i rappresentanti aziendali hanno avanzato altre richieste, ad esempio in tema di parametri per la malattia, che abbiamo ritenuto fortemente lesive dei diritti dei lavoratori”.