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I migranti e il monitoraggio del Governo sui flussi. Colombo, CGIL: "Sistema rigido, da anni alimenta lavoro nero e sfruttamento"

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A proposito delle ultime dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’ingresso in Italia di lavoratori stranieri mediante i cosiddetti "Decreti Flussi", interviene Annalisa Colombo della segreteria della CGIL di Bergamo e responsabile dell’Ufficio Migranti provinciale, che proprio con i click day e con la programmazione per flussi ha lavorato in questi anni.

“Il governo, con un tempismo che sconcerta, scopre che i Decreti Flussi così come concepiti ai tempi della Bossi-Fini e come recentemente avallati da esso stesso non funzionano. Ebbene, non hanno mai funzionato. Sorprende che lo si ammetta solo adesso e che non si sappia che la criminalità organizzata ha gioco facile laddove si creano situazioni di irregolarità. Sono anni che chiediamo una revisione del sistema di accesso di lavoratori e lavoratrici extracomunitari nel nostro Paese” ha dichiarato Colombo. “Questo sistema di ingressi prevede che i lavoratori si trovino nel loro Paese e vengano assunti da datori di lavoro in Italia ma, nella maggior parte dei casi, si tratta di persone invece già presenti in maniera irregolare nel nostro territorio (chi del resto assumerebbe una persona senza conoscerla?). Nel caso la domanda presentata venga accolta, l’interessato deve ritornare a ritirare il visto presso l’ambasciata italiana nel Paese d’origine”.

“È dunque un sistema perverso e farraginoso che da molto tempo chiediamo di rivedere con proposte di buon senso come l’istituzione di canali diversificati e flessibili, l’introduzione della figura dello sponsor (come già in passato) o di un permesso per ricerca lavoro, e un meccanismo di emersione su base individuale – sempre accessibile - che non induca a ricorrere a periodiche sanatorie ma che dia la possibilità a chi rimane senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o di un effettivo radicamento nel territorio”, prosegue la sindacalista.

“In provincia di Bergamo, a fronte di 6.000 domande inviate da famiglie e aziende nell’ultimo click day di marzo 2023 (2.231 per lavoratori dipendenti, 559 per lavoratori stagionali, 3.210 per assistenti familiari), sono stati rilasciati non più di 674 nulla osta (359 per lavoratori dipendenti, 115 per lavoratori stagionali, 200 lavoratori per l’assistenza familiare)” fa notare Colombo. “Solo l’11,23% di quelle domande, dunque, si tradurrà forse in un contratto di lavoro regolare. La bassa percentuale depone a favore della rigidità del sistema dei controlli nel nostro territorio ma non di un’adeguata risposta al bisogno di nuovi lavoratori e lavoratrici. Il controllo sull’autenticità e sulla congruità del contratto promesso, e sulla capacità reddituale dell’azienda e della famiglia coinvolte, andrebbe poi fatto a monte, prima del rilascio del nulla osta, anche per tutelare il migrante stesso. Peccato che le istituzioni che dovrebbero occuparsi di queste verifiche, come ambasciate e consolati, Prefetture, Questure e Ispettorati del lavoro, spesso si trovino ad operare in condizioni difficili a causa della cronica carenza di personale o con l’ausilio di lavoratori interinali per periodi determinati”.

“Anche qui a Bergamo, infine, abbiamo ricevuto richieste di aiuto da parte di persone arrivate in Italia con regolare visto d’ingresso e la promessa di un contratto, che avevano poi dovuto affrontare l’indisponibilità del presunto datore di lavoro ad assumerli, o addirittura l’irreperibilità dello stesso. Una situazione paradossale che potrebbe essere risolta con il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione, ma pochissimi sono i casi in cui viene riconosciuto. Ulteriore conferma, questa, che il sistema attuale è eccessivamente rigido e concorre ad alimentare lavoro nero, sfruttamento e conseguente allarme sociale”, conclude Colombo.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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