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Ospedale di Treviglio, Colombo CGIL: “Toni e slogan intimidatori e violenti”, il 4 gennaio nel presidio di due organizzazioni anti-abortiste

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“Abortire è come affittare un sicario”, è un “vero Olocausto di Stato”: sono due dei numerosi slogan utilizzati il 4 gennaio da un gruppo di persone che hanno presidiato l’ingresso dell’ospedale di Treviglio. L’iniziativa è di due organizzazioni, “40 giorni per la vita” e “Ora et labora in difesa della vita”, che l’hanno definita “incontro di preghiera, concomitante con lo svolgimento degli aborti” (!).

“Non si sa esattamente cosa quest’ultimo dettaglio significhi, facendo persino sorgere il dubbio che dati sensibili sugli interventi svolti all’interno siano trapelati impropriamente all’esterno” ha commentato Annalisa Colombo, segretaria provinciale della CGIL di Bergamo, che si è detta profondamente “scossa per i toni intimidatori e violenti utilizzati” (di cui tra l’altro si può avere un’idea più precisa consultando le fotografie pubblicate su Facebook dagli organizzatori).

“Periodicamente, e con sempre maggior frequenza negli ultimi anni, si ripropongono iniziative volte a demonizzare l’interruzione volontaria di gravidanza e colpevolizzare le donne che vi ricorrono, spesso a seguito di decisioni difficili e sofferte. Oltre ai presidi all’interno degli ospedali, alle convenzioni degli stessi con varie associazioni, alle iniziative dei movimenti antiabortisti, ora si aggiunge anche il caso di Treviglio, con il cosiddetto ‘incontro di preghiera’ di ieri. Noi crediamo fermamente che alle donne debba essere garantita la libertà di scelta prevista dalla legge. Continuiamo ad impegnarci affinché sia così. La legge 194/78 ha sancito un diritto fondamentale, un diritto che nel corso degli anni ha subito attacchi da molti fronti ma che ha permesso a molte di scegliere consapevolmente se diventare madri o no, e che – sottolineiamo - non obbliga chi non è d’accordo a fare lo stesso”.

“Ricordiamo che in Italia, secondo dati del 2020 (poiché il Ministero poi non ha più relazionato), il 64% dei ginecologi, il 44,4% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico sono obiettori di coscienza. Questa situazione rappresenta per le donne (pensiamo anche alle donne migranti con difficoltà linguistiche) un ostacolo spesso insormontabile, soprattutto in alcuni territori. I consultori pubblici, in tutto il Paese sono pochi: lo 0,6 ogni 20mila abitanti”.

“Ricordiamo, inoltre, che i dati raccolti in molti Paesi dimostrano che laddove l’interruzione di gravidanza è lecita e regolata dalla legge, i numeri che si registrano sono notevolmente più bassi. Vogliamo tornare alle interruzioni di gravidanza clandestine? Nel mondo l’IVG non sicura è una delle prime cause di morte materna e, anche se in Italia non arriviamo a questo, è senz’altro necessario sostenere economicamente i consultori pubblici in modo che possano garantire tutte quelle attività che nel corso degli anni si sono ridotte al lumicino. Pensiamo che iniziative come quella promossa a Treviglio non servano a tutelare né la sicurezza né la libertà delle donne. Ma solo a intimidire chi entra ed esce dalla struttura sanitaria e chi dentro vi opera”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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