Lo sancisce la Costituzione nel suo articolo 32, quello alla salute è un “diritto fondamentale dell’individuo”. Per poterlo garantire, il Servizio sanitario nazionale deve essere pubblico, solidale e universale: con questa convinzione, a livello provinciale, CGIL di Bergamo, ACLI, ANPI, ARCI, AUSER, Coordinamento Democrazia Costituzionale (CDC), Libera, Libertà e Giustizia, Medicina Democratica promuovono un’iniziativa per fare il punto sulle condizioni della sanità nel nostro Paese e in particolare sul territorio regionale, tra proposte, esperienze, criticità da affrontare.
L’appuntamento è per venerdì 29 settembre con il convegno “Rilanciare il Servizio sanitario nazionale” (ore 17) al Mutuo Soccorso di via Zambonate 33 a Bergamo.
L’evento fa parte della mobilitazione nazionale “La via maestra, insieme per la Costituzione”, che culminerà, con la partecipazione di decine di organizzazioni firmatarie (qui, l’elenco in aggiornamento: https://shorturl.at/wACE8), a una grande manifestazione a Roma il 7 ottobre per l'attuazione della Costituzione, per i diritti, i beni comuni, il lavoro, l'ambiente, la salute, la pace.
Il programma del convegno di venerdì a Bergamo:
-Saluto di GUIDO MARINONI, presidente Ordine dei Medici di Bergamo
-La via maestra e l’impegno sulla sanità, MARCO TOSCANO, segretario generale CGIL Bergamo
-La salute è un diritto, ROMY GUSMINI, responsabile Welfare ACLI Bergamo
-La china pericolosa del Servizio sanitario nazionale, GIANPIERO CASSINA, già direttore del Dipartimento di Prevenzione di ATS Bergamo, Libertà e Giustizia
-Le proposte de Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del Servizio sanitario nazionale, EDGARDO VALERIO, già Direttore del Dipartimento di Prevenzione di ATS Milano
-La situazione della sanità lombarda, ORAZIO AMBONI, responsabile Welfare CGIL Bergamo
-L’esperienza dello sportello di Medicina Democratica a Treviglio, ERIK MOLTENI, Medicina Democratica
-Il referendum sulla sanità in Lombardia, MASSIMO CORTESI, responsabile regionale ARCI
“Per contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione, non dal suo stravolgimento, ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione comune che rimetta al centro la necessità di garantire a tutte le persone e in tutto il Paese i diritti fondamentali e di salvaguardare la centralità del Parlamento contro ogni deriva di natura plebiscitaria fondata sull’uomo o sulla donna soli al comando”, si legge nella dichiarazione unitaria ufficiale in vista del 7 ottobre.
“La Costituzione italiana – nata dalla Resistenza – delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali. Lo Stato, nella sua articolazione istituzionale unitaria, ha il dovere primario di promuoverli attivamente rimuovendo ‘gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese’”.
Per questo le associazioni coinvolte chiedono che i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili.
Ecco le rivendicazioni che saranno portate in piazza il 7 ottobre:
-il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità
-il diritto alla salute, a un Servizio sanitario nazionale e a un sistema socio sanitario pubblico, solidale e universale
-il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua
-il contrasto a povertà e diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale
-il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi
-la lotta all’evasione fiscale e la promozione di una riforma fiscale basata sui principi di equità, generalità e progressività
-una politica di pace intesa come ripudio della guerra e la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e non violenta
-la difesa degli assetti istituzionali, perché l’autonomia differenziata, rilanciata con il DDL “Calderoli”, porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori.