La segnalazione è di quelle preoccupanti. Con un esposto presentato il 18 luglio al Prefetto di Bergamo, ai sindaci di Romano di Lombardia e di Treviglio, ma anche ad ATS di Bergamo e alla Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia, il sindacato rileva come “nelle disposizioni unilaterali adottate dalla ASST Bergamo Ovest si riscontri un concreto rischio per la sicurezza dei pazienti”.
A sottoscrivere l’esposto sono la FP-CGIL e il CIMO (Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri) provinciali che tornano a denunciare una “diffusa carenza di organico medico ma anche infermieristico, che si ripercuote non solo sull’organizzazione del lavoro e sul personale, ma ovviamente anche sul servizio offerto a pazienti e cittadinanza degli ospedali di Treviglio e Romano”.
“Per coprire turni in cui dovrebbero essere impiegati medici internisti, che però mancano, la direzione ha incaricato oncologi e cardiologi che non sono equipollenti rispetto alla figura dell’internista e dunque che non sono correttamente impiegati” spiegano Andrea Pavone di FP-CGIL Medici, Giorgio Locatelli, segretario generale di FP-CGIL di Bergamo, Andrea Bettinelli, funzionario della stessa categoria, e Fabio Romano di CIMO.
Nell’esposto si legge che “nello specifico le organizzazioni sindacali contestano la scelta aziendale di destinare, durante il mese di luglio, 3 dirigenti medici della Unità Operativa di Oncologia alla copertura dell’attività ordinaria e dei turni di guardia presso Medicina Interna 2 del Presidio Ospedaliero di Romano di Lombardia. I dirigenti medici individuati non hanno specialità equipollente a quella di medicina interna, e – prosegue il testo dell’esposto – sono privi quindi della formazione specialistica adeguata, non potendo oltretutto svolgere corsi di aggiornamento in medicina interna. Causa l’estrema penuria di personale medico delle UO di Medicina di entrambi i presidi ospedalieri della ASST Bergamo Ovest, non hanno la possibilità di effettuare alcun training preliminare né di poter svolgere la propria attività affiancati ad uno specialista in Medicina Interna se non occasionalmente”.
“Su un organico medico iniziale di una ventina di medici internisti su tutto il perimetro della ASST, nell’ultimo anno abbiamo assistito a ben otto fuoriuscite per dimissioni con l’intenzione di passare a strutture pubbliche limitrofe. È un indice chiaro del disagio che in quella ASST si vive, una vera e propria fuga. Le scarse adesioni alle procedure concorsuali sinora bandite dovrebbero interrogare la Direzione Strategica sulle ragioni profonde della contingente scarsa attrattività aziendale” proseguono i sindacalisti.
“Quello che a noi preme tutelare, oltre che un ambiente di lavoro idoneo per i nostri lavoratori iscritti, è anche la qualità del servizio pubblico, non solo in termini di numero di ricoveri e posti letto, ma anche dell’efficacia delle cure e della qualità della presa in carico del paziente, che solo un organico adeguato nel rispetto di competenze e professionalità, sia mediche che infermieristiche, può garantire” aggiungono i quattro rappresentanti sindacali.
A margine, l’esposto segnala infatti anche una “significativa carenza tra gli infermieri, particolarmente evidente nella Unità Operativa di Medicina Generale, tale che il personale infermieristico e socio-sanitario operante sulle 24 ore corrisponde sovente, nella gestione ordinaria, ai contingenti minimi previsti in caso di sciopero e non è previsto margine alcuno rispetto ai livelli minimi di assistenza stabiliti dai criteri per l’accreditamento. (…) Nell’ambito ospedaliero e territoriale di quella ASST si ipotizza un gap di oltre 50 infermieri rispetto al fabbisogno per garantire un’adeguata copertura dei servizi. È quanto mai auspicabile un intervento prima che tale circostanza si traduca in eventi avversi (le evidenze scientifiche dimostrano una correlazione tra la diminuzione di infermieri e l’aumento dei decessi in ambito ospedaliero)”.
Ricordiamo che già lo scorso febbraio la FP-CGIL aveva presentato una segnalazione formale alle direzioni di ATS Bergamo e delle aziende ospedaliere Bergamo Est, Bergamo Ovest e Papa Giovanni XXIII. Vi si denunciava “una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)” e “una situazione molto critica rispetto all’organizzazione del servizio di continuità assistenziale sul territorio”.