Mentre si continua a registrare una rilevante carenza di personale nelle diverse strutture sul territorio, crescono i costi per l’energia ma i finanziamenti in arrivo dalla Regione restano insufficienti: nelle case di riposo della provincia di Bergamo la combinazione di questi fattori è esplosiva e rischia di provocare un calo sensibile dei livelli di assistenza per i ricoverati, oltre a determinare condizioni di lavoro insostenibili per gli operatori.
Per portare l’attenzione sulla fase critica che le RSA stanno vivendo e per opporsi agli aumenti delle rette che scaricano i costi sulle spalle delle famiglie dei ricoverati, CGIL, CISL e UIL di Bergamo promuovono un presidio di protesta per martedì 22 novembre, dalle 10 alle 12, di fronte alla Prefettura di Bergamo in via Tasso 8. Alle ore 11.00 i rappresentanti sindacali terranno una conferenza stampa sul posto, con la presentazione delle loro sette richieste.
A partire dal 2020 l’emergenza Covid19 ha drammaticamente inciso sulla vita di migliaia di anziani ospiti di RSA e sul personale che ha subito tassi di contagio estremamente più elevati che in altri settori. Regione Lombardia è intervenuta più volte nell’ultimo periodo aumentando le risorse riconosciute alle strutture, così come a più riprese è intervenuto il Governo, sia durante la pandemia che oggi, per ridurre l’impatto dei costi. La situazione resta però gravissima.
Per i sindacati non costituiscono una soluzione accettabile le proposte di aumenti delle rette, già elevatissime, che si tradurrebbero anche in maggiori spese per i Comuni (tenuti a pagare per i ricoverati senza reddito sufficiente).
Ancora meno risolutive sono le proposte avanzate negli ultimi tempi di una diminuzione dei livelli di assistenza (la riduzione del cosiddetto “minutaggio” cioè il tempo di assistenza di cui ciascun ricoverato ha necessità), una strada già intrapresa in qualche RSA particolarmente colpita dalla mancanza di personale.
Per risparmiare, infine, i sindacati mettono in guardia dal farlo a spese del personale con l’applicazione di Contratti collettivi nazionali di lavoro peggiorativi.
In Lombardia la rete assistenziale delle RSA è quasi interamente gestita da strutture private o del privato-sociale e manca un sistema di indirizzo e controllo da parte della Regione, che pure paga circa la metà del costo delle rette. Si è così realizzato un impianto che ha portato a rette diversificate da ente a ente, con differenze rilevanti senza alcun superiore ruolo di controllo e moderazione. Ecco un ulteriore motivo per cui l’incremento delle rette è rischioso, mancando una totale trasparenza e un controllo pubblico sui bilanci, senza un confronto, presso l’ATS, con le rappresentanze delle famiglie degli ospiti e delle lavoratrici e lavoratori.