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Mondo del lavoro, a Bergamo due buone notizie a metà. Il segretario CGIL Peracchi su balzo della formazione continua e rosee previsioni di futuri ingressi dei giovani

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Un rilevante aumento della partecipazione alla formazione continua dei lavoratori e un’incoraggiante previsione sui nuovi accessi dei giovani nel mondo del lavoro della provincia di Bergamo: due buone notizie, che però, a ben guardare, lo sono solo a metà. È l’analisi di Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL provinciale, che avanza un’ipotesi e una riflessione sui dati più aggiornati.

Secondo i valori rilevati nella cosiddetta misurazione del Benessere nei territori (indicatori Bes) diffusi dall’ISTAT, a Bergamo si segnala una forte crescita del tasso di partecipazione dei lavoratori alla formazione continua, che passa dal 4,9% del 2020 all’8,2% del 2021, un valore superiore anche al 6,6% dell’anno pre-Covid, il 2019. I numeri si riferiscono alle percentuali di persone tra i 25 e 64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione nelle 4 settimane precedenti l’intervista ISTAT, sul totale delle persone di quella fascia di età.

“Davvero un notevole passo in avanti. L’ipotesi è che si tratti, però, in larga misura dell’effetto dell’aumento delle assunzioni nel 2021 rispetto al 2020, anno del Covid. Dunque il balzo va secondo noi rapportato al numero di assunzioni, dal momento che i neo-assunti vengono di regola, in quasi tutti i comparti, coinvolti in un periodo di formazione obbligatoria per la sicurezza” spiega Peracchi. “Che dietro il dato positivo dell’incremento della formazione continua si nasconda una buona notizia a metà lo conferma anche il fatto che il progetto governativo Fondo Nuove Competenze (il fondo pubblico cofinanziato dall’Ue, nato per contrastare gli effetti economici della pandemia) è stato in gran parte ignorato nella provincia di Bergamo, dove pochissime aziende hanno approfittato dell’occasione di adeguare le competenze dei propri lavoratori destinando parte dell’orario alla formazione”.

“Inoltre, l’8,2% raggiunto nel 2021 è ancora sensibilmente inferiore al parametro medio regionale che si attesta al 10,4% e a quelli rilevati per alcune province comparabili con Bergamo relativamente alle caratteristiche dell’apparato produttivo e alla forte presenza del manifatturiero, come ad esempio Bologna (16,2%), Modena (13,4%), Novara (12,2%), Treviso (9,9%) e Verona (11,5%)” prosegue Peracchi. “La dotazione di capitale umano della provincia di Bergamo appare inadeguata poi alla luce della domanda delle imprese e delle profonde trasformazioni determinate dalla transizione produttiva in corso. Nel 2021 appena il 21,8% della popolazione in età compresa tra i 25 e i 39 anni disponeva di un titolo di studio universitario: un dato inferiore a quello dell’aggregato regionale e nazionale (rispettivamente 31,7% e 28,1%) e anche a quello di tutte le altre province lombarde ad eccezione di Pavia. Anche la quota di persone con almeno il diploma (25-64 anni) rilevata nella bergamasca è molto contenuta (55,2% nel 2021), la più bassa in assoluto in Lombardia (64,9%) e inferiore al valore medio nazionale (62,7%). Sono anni che lo ripetiamo: la carenza di titoli di studio elevati e l’inadeguatezza della formazione continua rappresentano un rischio per la capacità del sistema produttivo locale e per la tenuta del tessuto sociale”.

Il secondo dato interessante emerge dall’ultima indagine Excelsior-Unioncamere sui fabbisogni occupazionali delle imprese a cui viene chiesto, attraverso interviste individuali, di fare previsioni sul numero di lavoratori che intendono assumere: secondo l’analisi diffusa questo mese, quella di Bergamo è la seconda provincia italiana (dopo Campobasso) a far registrare per il mese di ottobre la percentuale più alta di entrate previste riservate ai lavoratori più giovani (ben il 35,9%).

 Unioncamere Sistema informatico Excelsior 2022

 

“Si tratta di risultati che confermano il forte dinamismo che storicamente caratterizza il sistema produttivo locale” commenta Peracchi. “Purtroppo però, come visto negli anni passati, le intenzioni di assunzione devono fare i conti con la carenza, se non l’assenza totale, di lavoratori delle professioni più ricercate. Sono ancora una volta i dati Excelsior a mettere in risalto una maggiore difficoltà di reperimento del personale a Bergamo, che registra un 37,1% sulle entrate totali annuali nel 2021 rispetto a difficoltà segnalate nel 33,4% dei casi a livello lombardo e al 32,2% nel contesto nazionale. Nella nostra provincia le difficoltà di reperimento lo scorso anno sono state massime per gli operai specializzati, poi per i tecnici e alcune figure di elevata specializzazione (in scienze matematiche, informatiche, ingegneri e architetti e specialisti della salute)”.

“Inoltre, è sempre importante ricordare che le forme contrattuali previste per i lavoratori in entrata evidenziano come la qualità dell’occupazione risulti penalizzata” conclude il segretario generale. “È molto basso infatti il numero di contratti a tempo indeterminato (il 19%, era il 22% un anno fa) e di apprendistato (il 6%, che conferma il dato dello scorso periodo) programmati in entrata, mentre crescono le preferenze per le forme contrattuali più flessibili (somministrazione e altro), dal 17 al 23%. È evidente che il lavoro c’è, ma non è di qualità dal punto di vista contrattuale”.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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